Con il cambiamento climatico c'è il rischio che le allergie persistano tutto l’anno

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©IPA/Fotogramma

"Stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera. Moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l'anno", dichiarano gli esperti

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Arriva dal Congresso nazionale della Società Italiana di Allergologia, Asma, e Immunologia Clinica (SIAAIC), che si tiene a Verona dal 16 al 18 ottobre, un allarme che riguarda tutte le persone che in Italia soffrono di allergie da pollini, stimate a circa 10 milioni. Con il riscaldamento globale, determinato dal cambiamento climatico, diventerebbe concreto il rischio che le allergie persistano per tutto l’anno, con sintomi peggiori e più duraturi. Nell’appuntamento di Verona gli specialisti si sono confrontati sugli effetti dei cambiamenti climatici, complici dell’aggravamento e dell’allungamento delle pollinosi, oggi capaci di interessare tutti i 12 mesi dell’anno.

Periodi più lunghi

 

Il fatto di avere temperature più alte, spiegano gli esperti, permette la diffusione anche in autunno di diverse specie di pollini che concentrano la fioritura tra la primavera e l’estate. Oltre al carico pollinico più abbondante, si aggiungono fioriture primaverili anticipate e pollinazioni invernali prolungate. Secondo uno studio pubblicato su Nature Communications, tra pochi decenni la stagione critica per le allergie inizierà fino a quaranta giorni prima in primavera, prolungandosi di tre settimane in autunno. Non è così raro, però, trovare già oggi allergeni ‘fuori stagione’, proprio per i cambiamenti climatici. A causa delle sempre più frequenti anomalie climatiche, spiega Gianenrico Senna, presidente SIAAIC e professore di Malattie Respiratorie all'Università di Verona, “stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera. Moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l'anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo”. Le rilevazioni effettuate dalle reti di monitoraggio negli ultimi 30 anni, mostrano in effetti un cambiamento nella diffusione dei pollini: la parietaria, diffusa in Italia e in tutto il Mediterraneo, rimane quasi tutto l'anno e continua a liberare polline fino a tutto settembre e ottobre. L’ambrosia, presente nel Nord Italia e in tutto il Centro Europa, comincia a fiorire a luglio e continua anche in autunno. Entrambe mostrano un allungamento della loro stagione di pollinazione. "Questo comporta che le stagioni dei pollini delle diverse piante sono destinate sempre più ad emergere in contemporanea: se una volta si iniziava ad esempio con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane", ha spiegato Senna.

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Cosa dicono gli esperti

 

"Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di CO2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. È ormai innegabile che i cambiamenti climatici stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini, ma anche sulla loro intensità", ha spiegato Senna. Tutto questo senza dimenticare l’autunno, una stagione buona per la proliferazione di acari e alle muffe, la cui diffusione è incentivata dalle prime piogge e dall'accensione dei riscaldamenti. Gli allergologi raccomandano prudenza e responsabilità nell’uso dei farmaci: "Sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni, ma è comunque fondamentale che a prescriverli sia il medico con cui valutare anche la possibilità dell'immunoterapia allergene specifica", conclude Senna.

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