Cambiamento climatico e allergie, pollini nemici anche in autunno

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L’impatto del cambiamento climatico si fa sentire sulla salute, e non solo in estate (quella del 2022 è stata caratterizzata da siccità e caldo estremo). L’aumento delle temperature sta determinando, infatti, anche uno stravolgimento della stagione delle allergie. 

Lo dimostra uno studio pubblicato su Nature Communications, secondo cui in pochi decenni la stagione critica per le allergie inizierà fino a quaranta giorni prima in primavera e si prolungherà di 3 settimane in autunno. Complicando la vita ai 10 milioni di italiani che soffrono di allergie ai pollini.

A fare il punto sono stati gli specialisti riuniti a Verona, al congresso nazionale della Società Italiana di Allergologia, Asma e Immunologia Clinica (Siaaic). “A causa delle sempre più ricorrenti anomalie climatiche stiamo registrando un aumento delle richieste di aiuto anche in periodi in passato insoliti, da parte di chi soffre di allergie solo in primavera – ha detto Gianenrico Senna, presidente della Siaaic e professore di Malattie respiratorie all’Università di Verona – Se si aggiungono fioriture primaverili anticipate e pollinazioni autunnali prolungate, il risultato è che a causa del riscaldamento globale moltissimi italiani rischiano di soffrire di allergie da pollini praticamente tutto l’anno, con sintomi peggiori e terapie che devono essere protratte nel tempo”.

Non si tratta di cambiamenti repentini, come mostrano le rilevazioni effettuate dalle reti di monitoraggio dei pollini aerodiffusi nell’atmosfera. La parietaria, in Italia e in tutto il Mediterraneo, e l’ambrosia, nel Nord Italia e in tutto il Centro Europa, mostrano un allungamento della loro stagione di pollinazione. In particolare, a causa dell’aumento delle temperature, la parietaria rimane quasi tutto l’anno e continua a liberare polline fino a tutto settembre e ottobre. L’ambrosia, invece, comincia a fiorire a luglio e, complice il caldo, continua anche in autunno.

“Questo comporta che le stagioni dei pollini delle diverse piante sono destinate a emergere in contemporanea: se una volta si iniziava con i pollini di cipresso e solo in un secondo momento arrivava la betulla, in futuro le ondate di pollini avverranno contemporaneamente nelle stesse settimane”, ha ammonito Senna.

L’autunno tra muffe e acari

L’autunno poi è già una stagione “nera” per gli allergici agli acari e alle muffe, la cui proliferazione è incentivata dalle prime piogge e dall’accensione dei riscaldamenti. “Le muffe come per esempio l’Alternaria, l’Aspergillus o il Cladosporium, sono le principali responsabili dello scatenarsi di allergie in questo periodo. Gli acari invece sono piccolissimi insetti, della famiglia degli aracnidi, che non sono visibili ad occhio nudo. Si riproducono nella polvere ed è comune trovarli per esempio nelle camere da letto tra i cuscini o il materasso, oppure nei tappetti o scaffali. Negli spazi chiusi diventano quindi prioritari l’igiene, la pulizia e l’aerazione degli ambienti e altre procedure di prevenzione ambientale, soprattutto nelle fasi di allergia più acuta, per ridurre al massimo la presenza degli acari”, ha detto l’esperto.

Lo studio sui pollini e il clima

La ricerca su Nature Communications mostra uno scenario in cui la stagione critica per le allergie ai pollini, oltre a iniziare fino a 40 giorni prima in primavera, si prolunga anche di 19 giorni in più rispetto ad ora a fine estate o in autunno.

“Se non ci decideremo a dare un taglio drastico alle emissioni di CO2, entro pochi decenni registreremo un aumento del 200% nella quantità totale di pollini rilasciata dalle piante. E’ ormai innegabile – ha aggiunto  Senna – che i cambiamenti climatici stanno avendo effetti non solo sulla durata delle malattie allergiche da pollini ma anche sulla loro intensità, con un più abbondante carico pollinico e sintomi peggiori”.

L’inquinamento peggiora le allergie

Ma qual è il meccanismo all’origine dell’impatto dello smog sulle allergie ai pollini? Le massicce quantità di CO2 in atmosfera incoraggiano la fotosintesi. Le piante così crescono di più e rilasciano più polline e intanto le temperature più elevate allungano la finestra utile per la crescita delle piante, che hanno più tempo per liberare il polline e per riprodursi.

I farmaci

Gli allergologi raccomandano di rivolgersi sempre allo specialista prima di procedere con i farmaci. “Sia le terapie con gli antistaminici, efficaci per gli starnuti e il naso che cola, sia quelle con i cortisonici per via inalatoria contro le ostruzioni nasali, non presentano particolari controindicazioni. Ma è comunque fondamentale che a prescriverli sia il medico, con cui valutare anche la possibilità di ricorrere all’immunoterapia allergene specifica”, ha concluso il presidente Siaaic.

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