Scuola, le nuove regole sul rientro si dividono in tre fasce d'età. Le Regioni: «Ora decida il Cts»

di Gianna Fregonara

Nuova proposta dei governatori, tamponi in farmacia per i più grandi. I presidi sono preoccupati: no al ritorno in classe a tutti i costi. Oggi la decisione sul rientro

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La decisione sulle regole per «il rientro a scuola in presenza e in sicurezza», per usare le parole del ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi, è attesa per oggi in Consiglio dei ministri. Ma si torna tra il 7 e il 10 come previsto dalle diverse regioni: il governo non ha intenzione di intervenire per cambiare il calendario.

Ieri le Regioni hanno presentato una nuova bozza di protocollo per gestire i contagi in classe: non si distingue più tra vaccinati e no, come proposto la settimana scorsa, ma a seconda dell'età e dunque del grado di vaccinazione. La gestione dei tamponi di controllo diventa più snella: potranno, se la bozza verrà approvata, essere usati anche gli antigenici, quelli delle farmacie e addirittura i fai-da-te a scuola (con personale appositamente formato).

Per gli studenti più grandi, dai 12 anni è prevista anche l'autosorveglianza, cioè niente quarantena fino al terzo contagio in classe, ma uso delle mascherine Ffp2 e attenzione ai sintomi. Per i più piccoli la quarantena scatta al primo caso (scuole dell'infanzia) o al secondo (elementari e prima media).

Ma non sono i dettagli del piano il tema principale delle tensioni di queste ore tra governo, regioni, presidi e sindacati. La questione riguarda la riapertura delle scuole tra il 7 e il 10 gennaio. Dopo le proteste del governatore della Campania Vincenzo De Luca, al quale si sono accodati con i loro dubbi anche altri governatori, la conferenza delle Regioni ha chiesto formalmente che sia il Cts a indicare le condizioni di sicurezza per il rientro in classe e il governo a prendersi la responsabilità di far circolare di nuovo gli otto milioni di studenti durante il picco della variante Omicron.

Per questo Mario Draghi ha incontrato i ministri della Salute Roberto Speranza e dell'Istruzione Patrizio Bianchi assieme al generale Figliuolo: non ci sarà nessun provvedimento generalizzato di slittamento della riapertura, ha annunciato ai ministri. Anche se in queste ore altre tre Regioni - Abruzzo, Umbria e Sicilia - hanno fatto slittare dal 7 al 10 la data del rientro e nelle altre sono le singole scuole a decidere se prendersi un paio di giorni in più prima di ricominciare. Il Lazio ha potenziato i drive-in per gli studenti. Mentre Liguria, Marche e Calabria, se passeranno in zona arancione, potrebbero prendere misure restrittive per le scuole decidendo di chiuderle in alcune aree, se individuassero situazioni particolarmente critiche anche nei trasporti.

Un allarme sulla riapertura viene anche dal mondo della scuola. Dai presidi, per voce del presidente dell'Anp Antonello Giannelli, che contesta la «retorica della scuola in presenza a tutti i costi» e chiede un protocollo «più funzionale di quello attuale» e mascherine Ffp2 per tutti, studenti e personale scolastico. Ma anche dal fronte sindacale. Non solo Anief parla di «follia» riguardo alla riapertura delle scuole il 10 gennaio ma anche Cgil, Uil e Gilda contestano che nella riunione di ieri con il ministro Bianchi quest'ultimo «si sia sottratto» e non abbia condiviso le decisioni del governo.

Il rientro si preannuncia complicato, anche perché oltre al problema dei contagi in crescita, i presidi nei prossimi giorni dovranno affrontare la questione dei supplenti per sostituire gli insegnanti non vaccinati che devono essere sospesi: solo in Lombardia si parla di più di 4 mila docenti.

5 gennaio 2022 (modifica il 5 gennaio 2022 | 11:49)