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Prof e bidelli in sciopero, chiuse molte scuole

Buona adesione ieri alla giornata di mobilitazione dei sindacati (tranne la Cisl) contro il governo Draghi e il ministro Bianchi

Felice Paduano
2 minuti di lettura



Non sono stati pochi i disagi ieri nelle scuole a causa dello sciopero nazionale indetto da Cgil, Uil, Snals e Gilda, al quale si sono aggregati anche Cobas, Cub e Anief. La Cisl, che in tutta la provincia è il sindacato maggioritario con 5 mila iscritti, non ha aderito e non parteciperà neanche allo sciopero generale programmato per giovedì 16 dicembre. Hanno scioperato non solo tanti docenti, ma anche il personale tecnico, in particolare i collaboratori.

TANTE SCUOLE RIMASTE CHIUSE

Numerosi i plessi rimasti chiusi per tutta la giornata di ieri perché la persona addetta all’apertura dei cancelli ha aderito allo sciopero e quindi gli studenti sono dovuti tornare a casa. Tra questi c’è l’intero istituto Vivaldi in via Cristoforo Moro, due classi della Valeri ed una dell’elementare Randi. Sono tutte scuole che fanno parte dell’Undicesimo comprensivo guidato dalla preside Concetta Ferrara. Alla sede staccata di Cadoneghe del liceo musicale del Marchesi-Fusinato si è verificata una situazione inaspettata: i ragazzi di un’intera classe, trovando alle 8 il plesso ancora chiuso perché la bidella di turno aveva aderito allo sciopero, hanno chiamato la preside che a sua volta, ha fatto aprire la scuola da un’altra bidella non in turno.

l’adesione del PERSONALE TECNICO

Hanno aderito allo sciopero anche tanti docenti ed Ata di numerose scuole medie superiori, tra cui quelli di Valle, Modigliani, Selvatico, Ruzza e degli istituti superiori di Piove di Sacco. Tra le scuole elementari con più scioperanti anche la Randi, dove non è andato a scuola oltre il 50% degli insegnanti. In alcune elementari a tempo pieno i ragazzi non sono rimasti a scuola sino alle 16, ma sono stati mandati a casa alle 14.

In centro, davanti al Pedrocchi, c’è stata la manifestazione promossa dai Cobas, con le bandiere rosse mosse dal vento. Tra i presenti anche Maurizio Peggion (docente del Marchesi), Bepi Zambon, Monica Stecca, Carmine Alba e Carlo Salmaso, coordinatore provinciale del movimento.

«I Cobas sono in prima fila in questo sciopero nazionale perché i nodi della scuola pubblica sono ancora tanti e sia il premier Mario Draghi che il ministro Patrizio Bianchi si stanno muovendo poco per sanare i buchi neri del nostro sistema scolastico – ha detto Salmaso – Ancora oggi i docenti precari costituiscono il 25% del totale. Non è giusto attendere i tempi biblici dei concorsi. I precari, che hanno insegnato tre anni di fila, vanno messi in ruolo subito».

Pesante anche il commento di Maurizio Peggion: «Faccio lezione in una classe del Marchesi-Fusinato con trenta alunni. Per farmi sentire dagli ultimi banchi in aula avrei bisogno di un megafono. Quando raggiungeremo un livello d’istruzione pari a quello della media europea? Non abbiamo stipendi al livello di Francia, Olanda e Germania. E il personale tecnico non arriva a più di mille euro al mese, o poco più. Sono persone costrette a fare pesanti sacrifici ogni giorno». —

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