Scuola

Sciopero scuola 10 dicembre 2021: tutti i motivi per cui non ci saranno le lezioni

Lo sciopero scuola del 10 dicembre costituisce il punto finale di un malumore crescente che negli ultimi mesi ha attraversato vari settori della scuola e dell’istruzione. Uno sciopero che i sindacati ritengono inevitabile alla luce delle tante, troppe promesse disattese e in virtù di una situazione che sta penalizzando in maniera eccessiva studenti, docenti e in generale tutto il personale scolastico.

Anief difende il personale ata

Uno dei settori più penalizzati in questi mesi è quello di cui fa parte il personale tecnico e amministrativo della scuola. In piazza il 10 dicembre ci sarà anche Anief, insieme ad altre sigle sindacali: “Il personale Ata è stato dimenticato dalla legge di Bilancio e umiliato dallo Stato”. E’ il punto di vista del presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico. “Non è previsto nessun aumento contrattuale e nella legge di Bilancio non è indicata nessuna risorsa economica per il personale Ata – ha ricordato Pacifico rispondendo all’agenzia Teleborsa – Si parla, invece, di pochi spiccioli per il personale docente nel salario accessorio da mettere in contrattazione”.

Anief ricorda che “i livelli stipendiali sono fermi al 1974” e che nella Legge di Bilancio per loro, come per i docenti, ci sono risorse insufficienti sia per gli aumenti promessi anche nel Patto per la scuola dello scorso maggio sia per la valorizzazione professionale. “Il mondo è cambiato in questi cinquant’anni così come il ruolo del personale Ata nelle scuole e i requisiti di accesso, ma questi lavoratori della scuola continuano a essere dimenticati. Per questa ragione faremo, il prossimo 9 dicembre, un’assemblea sindacale dedicata solo al personale Ata. Abbiamo, inoltre, fissato alcuni punti per il rinnovo del contratto e elaborato una piattaforma per il personale ata proprio per non dimenticare chi aiuta la scuola dell’autonomia a funzionare ogni giorno”.

Anche per questo ci sarà lo sciopero nazionale fissato per il 10 dicembre. In quell’occasione i motivi di protesta saranno anche altri, come il ‘no’ all’obbligo vaccinale dei lavoratori della scuola.

Le motivazioni Cobas

Queste invece le motivazioni che spingono Cobas a protestare il 10 dicembre:

1) proposte salariali per il rinnovo del contratto (scaduto nel 2018) ridicole e offensive, come nel caso del premio per la “dedizione al lavoro”, che ricorda le campagne del ventennio;

2) nessuna stabilizzazione del personale precario, docenti e ATA;

3) nessun investimento nell’edilizia scolastica, con conseguenti problemi per la sicurezza, cresciuti ulteriormente con la pandemia;

4) nessuna riduzione strutturale del numero degli alunni/e per classe;

5) nessuno stop ai progetti di Autonomia differenziata con i quali si vuole regionalizzare l’istruzione, che anzi vengono di nuovo allegati alla Legge di bilancio.

In piazza anche Flc Cgil

Lo sciopero vedrà anche la partecipazione di Flc Cgil, Uil Scuola, Snals-Confsal e Gilda Unams, con queste motivazioni: “A distanza di settimane, nessuna apertura, nessuna mediazione, nessun passo in avanti da parte dell’Amministrazione per cercare di dare risposte al personale della scuola rimasto senza atto negoziale per il rinnovo del contratto e senza risorse per aumenti a tre cifre come promesso dallo stesso Ministro”, spiega l’Flc Cgil.

“Il governo ha fatto una scelta molto precisa: disinvestire sui docenti e il personale – spiega il segretario generale Flc Cgil, Francesco Sinopoli -. Questo è il momento di rivendicare ciò che è giusto, è il momento del conflitto. Sappiamo che c’è tanta sfiducia, due anni di pandemia non hanno cambiato la situazione, ma questo paese non si cambia da solo”.

La protesta di Uil Scuola

“Sei mesi esatti, sei mesi senza risposte – commenta il segretario generale Uil Scuola, Pino Turi -. Tanto è trascorso dalla firma il 20 maggio scorso del Patto sulla scuola. Un accordo in 21 punti nei quali la scuola veniva definita risorsa fondamentale per il rilancio del Paese. Banco di prova di queste misure strategiche, la Legge di Bilancio. In una manovra da 33 miliardi, si è deciso di destinarne agli insegnanti italiani lo 0,62% e nemmeno per tutti. Con questo sciopero vogliamo mettere in evidenza quello che è il fiore all’occhiello di questo Paese. Abbiamo dato prova di essere persone molto pragmatiche. Il personale della scuola non va a bruciare i cassonetti ma ora basta; la politica deve dare risposte concrete. Dopo mesi di riunioni su riunioni, abbiamo capito che questo è un sistema che non può risolvere i problemi. È un problema politico, siamo in emergenza ‘zona rossa’ e non c’è più possibilità di risolvere i problemi, con i rituali. Bisogna decidere”.