Scuola

Scuola, la lunga attesa di un tampone. Quarantene in tilt, torna la Dad

Scuola, la lunga attesa di un tampone. Quarantene in tilt, torna la Dad
La newsletter Dietro la lavagna si occupa questa settimana di contagi in risalita e ritorno - già oggi - della Didattica a distanza. Il dibattito sulla vaccinazione ai bambini. E le vostre "Belle lezioni", diventate un caso. Continuate a scriverci a Dietrolalavagna@repubblica.it
18 minuti di lettura

I contagi aumentano, a Natale ne sono attesi trentamila. E torna la Dad, sebbene il nuovo sistema di gestione delle quarantene cerchi di evitare la Didattica a distanza. Sono le Asl in difficoltà a fare rapidamente i tamponi. Il problema si sente soprattutto alla primaria, dove i bambini non sono vaccinati. E proprio sui bambini  si è aperta la discussione sulle vaccinazioni. È arrivata l'approvazione negli Usa del vaccino Pfizer da 5 a 11 anni e l'Italia aspetta per la fine dell'anno la decisione dell’Ema. Ma anche alcuni esperti (Francesco Vaia, Spallanzani) sollevano obiezioni.

Bentornati lettrici e lettori di Dietro la lavagna, la newsletter di Repubblica sulla scuola. Vi segnaliamo, ma non ce n'è bisogno, che continua la nostra iniziativa sulle belle lezioni che, voi docenti, ogni giorno inventate in classe. Abbiamo iniziato venerdì 29 ottobre, andiamo avanti con le testimonianze di Michela Proietti, Monia Mezzanotte, Angelo Sabatino e Giuditta De Robbio: serve a mettere in rete le esperienze e a condividere didattiche dal basso.

Continuate a scriverci a dietrolalavagna@repubblica.it, vorremo mantenere aperto, sull’argomento, un canale. Vorremmo poter  proseguire con le vostre lezioni nel corso dell’anno scolastico.

A suon di petizioni si discute, ancora, sugli scritti alla Maturità, ma si raccolgono anche firme per chiedere l'aumento dello stipendio dei docenti. Con Eduscopio si parla di orientamento e si annunciano le prossime mobilitazioni studentesche.

In questa newsletter troverete, come sempre, storie di scuola - a Milano gli studenti del Parini hanno partecipato al progetto "Braccia rubate all'agricoltura" -, la segnalazione di iniziative e di premi (nel caso, internazionali).

Buona lettura.

Se volete abbonarvi alla newsletter, o segnalarla a un amico o a un'amica, un collega, a tuo figlio o a tua figlia, questo è il link necessario. Se vuoi scriverci, c’è sempre dietrolalavagna@repubblica.it.

 

IN PRIMO PIANO/1

La lunga attesa del tampone, quarantene in tilt

Lo spettro si aggira mentre i contagi crescono: torna la Dad? Il ministero della Salute e dell'Istruzione lo vogliono scongiurare il più possibile e per questo hanno fatto uscire un nuovo protocollo per la gestione delle quarantene a scuola che uniforma  le procedure in tutte le regioni e che non porta in isolamento, e quindi in Dad, tutta la classe con un solo caso positivo. Ma le Asl sono in affanno e dunque il sistema è già in tilt. Si attendono trentamila nuovi casi a Natale.

Racconta Nicoletta Marzocchi, da mamma: "Nella classe di mio figlio, che frequenta la terza in una primaria, un compagno è risultato positivo dal 30 ottobre, con ultimo giorno di presenza a scuola il 28. Lunedì 8 novembre (a 11 giorni dall’ultimo contatto) ci è arrivata dalla scuola la comunicazione di sospensione dell’attività didattica in presenza a partire dal giorno successivo. L’11 novembre (a 14 giorni dal contatto) è arrivata la convocazione per il tampone. Come mamma di tre figli in età scolare ho fatto il possibile per rispettare le regole. Stavolta però ritengo che un ritardo di questo genere sia inaccettabile, tempistiche simili rendono del tutto inutile il tracciamento, ma fanno comunque ricadere sulle famiglie, sui bambini e sulla scuola il disagio di questa gestione".

Testimonianze di questo tipo si moltiplicano. Denuncia Priorità alla scuola: "All'Itis di Parma 5 classi in Dad per un insegnante positivo, tracciamento degli alunni inesistente"; "in provincia di Ancona l'Asl locale dichiara di non essere pronta all'avvio del nuovo protocollo". Era quello che Priorità alla scuola, che approva il nuovo protocollo perché riduce la Dad, temeva: "I meccanismi che riducono le quarantene — fa notare Costanza Margiotta — dipendono dalla tempestività delle analisi".

Da tutte le Regioni spiegano che ci vorranno almeno 24-48 ore per fare gli esami e avere una risposta sul rientro a scuola. Meglio di una settimana di Didattica a distanza, ma non a tempo zero.

In Puglia, l’assessore alla Salute Pierluigi Lopalco, dimissionario, dice che verranno usati i "drive through", punti raggiungibili in auto, spesso aree di ospedale. È la stessa idea che hanno in Piemonte, dove i tamponi si faranno negli "hotspot" sul territorio già utilizzati per i test molecolari. Il Lazio invece manderà nelle scuole il personale della Asl, mentre la Toscana, che genererà un Qr-code per gli studenti che dovranno fare il test, si affida anche a farmacie e medici di famiglia. La Sicilia invece ha coinvolto le Usca, le unità territoriali per l’assistenza domiciliare.

Le quarantene nel frattempo aumentano in riferimento ai contagi che tornano a crescere. La scorsa settimana nelle scuole della provincia di Pavia erano 15 le classi rimesse in Dad. Il 9 novembre tutti gli studenti dell'Istituto Buonarroti di Monfalcone, perché 17 professori su 65 erano in attesa dell’esito del tampone.

Chi chiede di far funzionare il nuovo protocollo, chi lo critica: "In un momento di curva ascendente dei contagi, soprattutto tra i più piccoli, può ulteriormente aggravare la situazione". E sul doppio test a distanza di 5 giorni: "Essendo il tampone uno screening puntuale ed essendo l'incubazione del virus variabile tra 48 ore e 10 giorni, per 4 giorni si è completamente al buio, ci si affida alla fortuna sia per gli alunni che per gli insegnanti stessi".

 

PRIMO PIANO/2

Il vaccino per bambini, cosa dicono i pediatri

La prossima arma contro i contagi in crescita, e la ripresa della Didattica a distanza in alcune aree del Paese, è la vaccinazione dei bambini e degli adolescenti. Il ministro della Salute Roberto Speranza lo ha annunciato una settimana fa: è arrivata l'approvazione negli Usa del vaccino Pfizer per i bambini da 5 a 11 anni e l'Italia aspetta per la fine dell'anno la decisione dell’Ema, organismo di controllo farmacologico europeo, e dell’Aifa, l’agenzia italiana.

Il coordinatore del Comitato tecnico scientifico, Franco Locatelli, ha spiegato: "Il vaccino serve per proteggere quella fascia di età da forme assai rare, da fenomeni di Long Covid, ma serve anche per garantire il mantenimento della socialità e dei percorsi formativi e, infine, per ridurre ulteriormente la circolazione virale". Locatelli ha detto che le società scientifiche dei pediatri americani e italiani sono favorevoli al coinvolgimento dei bambini. "Conto molto sulla cultura vaccinale dei nostri pediatri, il loro ruolo sarà fondamentale: il dialogo, la formazione, il fornire le motivazioni scientifiche". Proprio ieri, in un colloquio con Repubblica, Speranza ha ribadito: "Se sarà autorizzato partiremo subito. Ci organizzeremo con i pediatri e parleremo con le famiglie". E si è augurato che la destra sovranista non cavalchi la posizione No Vax sui minori: "Sarebbe un errore gravissimo. Su questi temi governa la scienza, a lei dobbiamo affidarci. Non si getti il dibattito nell'agone politico".

Invita alla prudenza il direttore dell’Ospedale Spallanzani, il punto di riferimento italiano nella lotta al Covid. Il professor Francesco Vaia dice: "Il punto è sempre il calcolo tra rischi e benefici. Qualsiasi farmaco può dare effetti collaterali, la strategia corretta è evitare il rischio quando, anche se basso, non è indispensabile. Se un bambino ha già altre patologie gravi, conviene vaccinarlo, per proteggerlo da un virus che, associato ad altre malattie, può rivelarsi grave. Se invece è sano, non vedo necessità di vaccinarlo. Quanto al rischio di miocarditi, i casi sono rari e la miocardite a un bambino può venire anche a seguito di un Long Covid". Ancora: "I bambini hanno una vita sociale meno intensa degli adulti, frequentano poco o affatto i mezzi pubblici, stanno per lo più in ambienti protetti dove tutti sono vaccinati, come le scuole. Si dice che i piccoli si contagiano e contagiano anche gli altri, ma analizzando i dati non si può dire che al momento la loro incidenza sul propagarsi del virus sia forte. Vaccinare i bambini per proteggere gli anziani? La solidarietà sociale da chi ha meno di dodici anni rasenta l'ideologia e il fanatismo. Il vaccino non va fatto ai bambini per impedirgli di contagiare gli adulti, ma solo se sono fragili”.

Una posizione che appare minoritaria rispetto a quella della Sip, la Società italiana di pediatria e dell'Aopi (Associazione ospedali pediatrici italiani). "La vaccinazione Covid-19 consentirà ai bambini di poter riprendere in sicurezza tutte quelle attività, così importanti per la loro salute e il loro benessere psicologico, sospese durante la pandemia, dalla scuola allo sport, alla vita sociale", afferma la presidente Sip Annamaria Staiano. "Il Covid-19 ha causato molti danni indiretti alla popolazione pediatrica, dall'incremento esponenziale dei disturbi psichiatrici e del comportamento alimentare alla cosiddetta covibesity. I pediatri vogliono partecipare attivamente al processo di immunizzazione e collaborare con le famiglie e le istituzioni per fermare il Covid-19". E Rocco Russo, coordinatore del tavolo tecnico sulle vaccinazioni della Sip, spiega che "se avessimo avuto sin dall'inizio della pandemia un vaccino come quello attualmente approvato dalla Fda, con un'efficacia del 90,7%, avremmo evitato a circa 165.210 bambini di essere contagiati. Perché devono correre il rischio? Come genitore voglio garantire a mio figlio la massima protezione dal Covid".

Sul sito della Sip sono state pubblicate le Faq con le più frequenti domande sulle vaccinazioni e altre informazioni utili a contrastare le fake news.

 

LA LETTERA

"Se penso al periodo in casa, viene il magone"

"Sono una maestra di scuola primaria con quasi 40 anni di esperienza sul campo e mai, nemmeno agli inizi della carriera, mi sono trovata ad essere così 'sfinita' fisicamente e mentalmente come in questi quasi due anni di pandemia. Amo da sempre la matematica e mi è sempre piaciuto insegnarla, non come insieme di regole o algoritmi, ma come 'forma mentis' che richiede manipolazione di oggetti e quantità, confronto, osservazione, capacità di stabilire relazioni, scelta e acquisizione di un metodo. Il tutto mediato da una relazione psico-affettiva che si instaura tra alunni e insegnante in un continuo 'gioco' di sguardi e incoraggiamenti reciproci. Come fare tutto ciò attraverso uno schermo? Mai questo lavoro mi ha fatto sentire così 'impotente' con bimbi di 6/7 anni (classe seconda primaria) che dovevano acquisire dei 'concetti matematici'. Ebbene abbiamo faticato tantissimo, spesso coi visini stanchi e sconvolti, ma abbiamo tenuto duro e non ci siamo arresi. Tutto sommato siamo riusciti a conquistare gli obiettivi previsti, ma a caro prezzo in termini psicologici.

Oggi che gli alunni delle mie tre classi sono in quarta continuo a sentire un profondo 'senso di sfinimento' e ogni volta che parlo di questo periodo di Dad mi sale un 'magone' e un nodo in gola tale che riesco più a continuare il discorso. Le mie forze, ora che siamo tornati a incontrarci, sono tese a far riacquistare ai miei alunni il sorriso e la gioia (base di tutti gli apprendimenti) che avevamo prima della Dad".

Antonella Comuzio

 

LA BELLA LEZIONE/1

"Costruendo maschere con bambini consapevoli"

"Trovo stupenda la vostra iniziativa dedicata alla scuola e alle buone pratiche che ogni giorno cerchiamo di realizzare tra i banchi. Dietro la lavagna accadono mille cose, ogni mattina è come entrare in una bolla magica, in un mondo a parte perché quando noi insegnanti entriamo in classe ci facciamo rapire e ci dimentichiamo di quello che c'è fuori e a volte anche di chi siamo.

Sono gli occhi dei bambini o dei ragazzi che abbiamo di fronte che ci investono come un'onda... Occhi curiosi, investigatori, attenti a cosa oggi si farà di nuovo ma a volte anche spenti, apatici e disorientati e tu insegnante sei lì che devi rispondere a quello che tutti quegli occhioni chiedono e a rianimare quelli più dormienti... Ed è così che inizia la giornata scolastica. E ogni giorno è come scrivere una nuova pagina di un libro.

Quante belle pagine scritte mi vengono in mente come il percorso che abbiamo realizzato in classe tre anni fa, un percorso del cuore come lo chiamo io. 'Ma guarda che emozione' fu un lungo lavoro sull'intelligenza emotiva che coinvolse gli alunni di terza, quarta e quinta della scuola primaria di Borgo Quinzio, in provincia di Rieti dove insegnavo fino allo scorso anno.

Un percorso alla scoperta di sé, dell'ingarbugliato mondo delle emozioni a cui spesso i bambini non riescono a dare un nome e di cui hanno poca consapevolezza. Siamo partiti da alcuni giochi, dove si apriva uno spazio di libera espressione in cui pian piano ognuno ha imparato a trovare una sua dimensione e a dare voce al proprio sentire. Il momento più coinvolgente è stato quello artistico: abbiamo chiesto agli alunni di realizzare alcune maschere delle emozioni, fatte con materiali di scarto trovati in casa, in un lavoro di gruppo insieme all'associazione 'Il Pungiglione'. Così i bulloni sono diventati occhi, le maniglie vecchie delle splendide bocche.

Ho iscritto la scuola al concorso 'Le olimpiadi della creatività' (noi insegnanti andiamo sempre a caccia di soldi per arricchire l'armadio della classe con materiali nuovi) e lo abbiamo vinto. Ma il regalo più grande è stato vivere l'esperienza dall'inizio alla fine, condividerla con persone speciali che hanno reso speciali anche noi. Evviva la scuola dietro la lavagna".

Michela Proietti (docente di primaria)

 

LA BELLA LEZIONE/2

"Così le studentesse creano una pièce in Inglese"

"Una vera pièce teatrale in inglese di cui le studentesse realizzano ogni aspetto: scrivono il copione partendo dal testo letterario, creano le scenografie e i costumi, scelgono le musiche, suddividono le parti, provano le scene e infine debuttano a teatro, per la gioia dei genitori. È un progetto multidisciplinare che alla scuola secondaria di primo grado bilingue Faes Monforte di Milano portiamo avanti già da qualche tempo e che ci piace tantissimo.

L’anno scorso, purtroppo, la messa in scena a teatro non si è potuta fare a causa della pandemia e abbiamo dovuto ripiegare su un video poi mostrato alle famiglie, ma ci è rimasto un po’ di amaro in bocca. Quest’anno, quindi, le ragazze si sono messe al lavoro con ancora più entusiasmo del solito, ben felici di questa normalità ritrovata che tutti ci auguriamo di poter mantenere.

Sono coinvolte due seconde classi, con una ventina di alunne ciascuna: una sta lavorando alla rielaborazione del Sogno di una notte di mezza estate, l’altra di Alice nel Paese delle meraviglie. Io, un’altra collega di inglese, Antonietta Ghini, e l’insegnante madrelingua Mary Shannon siamo le referenti del progetto, ma si tratta di un’attività collegiale, interdisciplinare, dove giocano un ruolo essenziale le docenti di educazione artistica e di educazione fisica, di musica, di lettere, di teatro.

'From script to play – Dal testo alla scena' è un processo complesso ma estremamente affascinante, che le ragazze vivono come un gioco pur dedicandovi tantissimo impegno. Sono molte le competenze da mettere in pratica e lo fanno da sole, in piena autonomia, con la sola supervisione degli insegnanti. Il testo letterario viene dato in lettura durante l’estate, in modo che a inizio anno si possa procedere alla stesura del copione, alla suddivisione delle parti, al disegno, e quindi alla realizzazione, dei costumi e delle scene, alla scelta delle musiche. Poi si procede alle audizioni e alle prove, così che a maggio si possa andare in scena.

Da un punto di vista linguistico, sono molte le abilità che vengono sviluppate, dalla capacità di comprensione e di scrittura del testo all’ampliamento del vocabolario, dalla fluidità nel parlare alla corretta pronuncia, ma si potenziano anche molte altre abilità trasversali, come le doti creative e artistiche, la propensione a lavorare in gruppo, la capacità di esprimersi con il corpo e con la voce, acquisendo sicurezza e autostima".

Monia Mezzanotte (docente di inglese alla medie bilingue Faes Monforte Milano)

 

LA BELLA LEZIONE/3

"La storia sul virus dello scienziato"

"Le storie sono il modo migliore che utilizzo per raccontare ai bambini cose più importanti. Proprio durante il lockdown durante la didattica a distanza sono stato ben contento di raccontare la storia dello Scienziato volante.

La storia racconta di due genitori molto preoccupati per il covid-19, che sistematicamente quando seguono il tg invitano affettuosamente il loro figlio ad andare in camera a giocare da solo. Mentre si trovava nella sua camera ad un certo punto sentì bussare alla finestra e vide un signore con il camice bianco entrare. 'Chi sei?', chiese il bambino. 'Sono uno scienziato'. 'Chi è uno scienziato?', chiese il bambino. 'Lo scienziato è colui che ti aiuta quando sei preoccupato e hai paura'. Lo scienziato spiegò al bambino cosa stava accadendo nel mondo. 'Perche? i miei genitori non me lo hanno detto?', chiese il bambino. 'Perche? non volevano che tu ti preoccupassi', rispose lo scienziato. 'Ma io avevo capito che c’era qualcosa che non andava e così mi sono preoccupato ancora di piu?', disse il bambino. 'Vuol dire che sei un bambino intelligente - concluse lo scienziato mentre si accingeva a lasciare la stanza decollando - e che se studi la Matematica, la Biologia e la Medicina quando sarai grande, diventerai uno scienziato come me'.

Una breve storia che ha toccato emozioni profonde che i bambini provano ogni giorno, soprattutto quando i più grandi non dicono nulla pensando di non far preoccupare i più piccoli, ed invece succede proprio il contrario. Una storia questa che può essere di grande aiuto a piccoli e grandi.

Angelo Sabatino (docente di Religione, Arte e Intercultura alla scuola primaria)

 

LA BELLA LEZIONE/4

“In cattedra siamo empatici e mai apatici”

"Dietro la cattedra è quel luogo che abbiamo conosciuto da bambini seduti davanti a un maestro che ogni giorno veniva a mettere in scena una parte. Era per molti di noi l’unico svago dalla quotidianità casalinga fatta di calore, amore e tanti racconti intorno al focolare. La scuola rappresentava il giardino in cui seminare e far germogliare i nostri sogni, l’unica occasione di riscatto sociale. C’erano due soli modi di vivere la scuola: con abnegazione o con ostinato diniego. Meno presente era la cosiddetta fascia media, quella zona d’ombra dalla quale o ne vieni fuori o ti abbandoni all’insuccesso.

Dietro la cattedra c’era la donna emancipata che aveva saputo ribellarsi all’ordinario ruolo esclusivo di moglie e madre e c’era per lei un grande rispetto da parte delle famiglie umili e immerse nella definizione delle loro vite.

In quel dietro la cattedra ci sono finita io, oggi, in una società completamente diversa. Davanti ci sono ora i nativi digitali che faticano ad appassionarsi e dietro di loro famiglie troppo impegnate a proteggerli, troppo schiave della competizione sociale che, talvolta, si avvalgono della facoltà di giudicare il docente a loro piacimento. Spesso accade che gli errori dell’alunno sono attribuiti alla mancata capacità del docente di saper trasferire la disciplina. Certo, non è da escludere, ma sopra ogni cosa deve accadere che i ragazzi si accendano di passione, vengano travolti dalla forza prorompente della conoscenza.

Allora, ogni mattina dietro la cattedra andiamoci armati d’amore, di sorrisi, di empatia, camminiamo tra i banchi, colloquiamo con loro, scardiniamo le loro paure, smontiamo i loro falsi miti con l’esempio, lasciamoli liberi di esprimersi e di sbagliare. Siamo autorevoli e mai autoritari, empatici e mai apatici, travolgenti e non passivi trasmettitori di conoscenze destinate a svanire. Nell’era che corre e si trasforma ammuffendo i saperi precostituiti, diamo loro gli strumenti per decodificare l’imprevisto e saper interpretare il tempo che scorre, conduciamoli vicino al loro sogno più grande e poi lasciamoli andare liberi di proseguire fino a raggiungerlo.

Questo è quello che penso ogni ora in cui mi siedo dietro la cattedra, sperando di contribuire a tirar fuori la straordinaria bellezza che è in ogni alunno. Accade così che si accendono i loro sorrisi che ormai trabordano solo dagli occhi a causa della mascherina che toglie tanta naturalezza alla meravigliosa dinamica dell’insegnamento-apprendimento".

Giuditta De Robbio (docente di Lettere)

 

STORIE DI SCUOLA/1

Le Bucoliche: “Braccia prestate all'agricoltura"

A tavola c’è la focaccia virgiliana, realizzata come descritto nelle Bucoliche e, mangiando, si cita il poeta, direttamente dal latino, anche per spiegare il concetto dell'ospitalità, caratteristico del mondo agricolo. I protagonisti della visita in cascina sono gli 8 studenti del liceo classico Parini di Milano che partecipano al progetto 'Braccia prestate all’agricoltura', con il quale analizzano il legame tra uomo e natura, come narrato in letteratura, e quello tra città e campagna trattando anche dell'importanza di un'alimentazione consapevole. "Essere qui ci permette di guardare da un punto di vista diverso alle parole degli autori. Possiamo calarli in un contesto di vita reale" spiegano gli studenti, che apprezzano la possibilità di "toccare con mano le cose che studiamo in classe" e quella di "tornare a fare una gita, anche se solo di qualche ora".

L'articolo di Sara Bernacchia

 

STORIE DI SCUOLA/2

Niente top a scuola. "I vestiti non li cambiamo"

"Cambiate mentalità, non i nostri vestiti". Il messaggio del Collettivo Polo Las, scritto su uno striscione, sventola dal Ponte delle Maravegie a Venezia, sorretto da decine di ragazze e ragazzi vestiti con un top. Il look scelto è la risposta alla docente di educazione fisica Chiara Ponticelli che, la settimana scorsa, avrebbe vietato alle studentesse del liceo artistico Statale di fare ginnastica in top, invitandole a indossare felpe o quant'altro pur di nascondere le forme che avrebbero attirato i maschi. Diversa la versione dell'insegnante che dichiara di non aver mai pronunciato quelle parole e di non avere nulla da nascondere, inclusa la sua identità.

L'articolo di Vera Mantengoli

 

LA PETIZIONE

Contratto, chiesti 200 euro. Ce n'è la metà

Il contratto scaduto da tre anni, due anni di pandemia che hanno messo a dura prova chi sale in cattedra ogni mattina, il riconoscimento sociale che non c'è. E come se non bastasse, l'ultimo rapporto di Eurydice ("Teachers and School Heads' Salaries and Allowances in Europe 2019/'20") che mostra la composizione e le differenze nelle retribuzioni degli insegnanti e dei capi di istituto di 38 sistemi educativi europei ribadendo che l'Italia è fanalino di coda. Ora i prof si fanno avanti: "Meritiamo un aumento di almeno 200 euro netti". E lo fanno con una petizione su Change.org lanciata da Professione insegnante che ha superato le ventimila firme. Nella Legge di bilancio appena varata, però, ci sono soldi per un aumento soltanto da 97 euro.

L'articolo

 

L'ESAME DI STATO

Togliere gli scritti alla Maturità? Dibattito

"Sarebbe un errore accogliere la proposta di abolire la prova scritta di Lingua italiana  all'Esame di Stato pur avvertendo il disagio di centinaia di migliaia di ragazze e ragazzi, creato soprattutto da tanti mesi di didattica a distanza". Lo scrive Francesco Sinopoli, segretario generale della Flc Cgil, insieme al presidente dell'Associazione professionale Proteo Fare Sapere, Dario Missaglia. "È a questo disagio che bisogna rispondere e c'è ancora tempo per farlo. Dobbiamo stare vicini agli studenti con un progetto non solo di sicurezza sanitaria, ma anche di aiuto e sostegno psicologico e didattico. Dobbiamo offrire loro un potenziamento di quelle attività importanti per arrivare con maggiore sicurezza e tranquillità all'appuntamento conclusivo". Ancora: "Comprendiamo il disagio e la tensione di tanti studenti che si avviano a concludere la secondaria superiore dopo oltre due anni in cui la scuola ha dovuto pagare il prezzo della pandemia. E uno di questi proveniva dalla decisione di sostituire la parte scritta dell'Esame di Stato con una tesina da compilare a casa. Non è la stessa cosa. Lo sviluppo e l'apprendimento della lingua è un processo che investe la persona fin dalla prima infanzia e ne segna lo sviluppo lungo tutto il corso della vita. Pensieri, emozioni, passioni, valori, vivono nelle forme che assumono attraverso la lingua scritta e parlata. Scrivere, ancor più, sottende riflessione, rielaborazione, adattamento e cura dei pensieri in ragione dei diversi contesti-testi comunicativi".

Sulla stessa linea Lena Gissi della Cisl scuola: "La capacità di scrivere riflette la capacità di pensare e aiuta a rafforzarla. È certamente vero che occorre aggiornare obiettivi e strumenti della valutazione condotta in uscita dai percorsi formativi, guardandosi bene tuttavia dalla tentazione di abbassare semplicemente l’asticella: sarebbe un danno enorme per il sistema di istruzione, per il Paese e prima ancora per i ragazzi stessi, che hanno invece l’esigenza e il diritto di vedersi offrire una formazione di qualità. Un diritto cui si accompagna per gli studenti il dovere di assumersi fino in fondo la parte di responsabilità e di impegno di loro competenza".

Il dibattito si è aperto con una petizione online che ha raccolto oltre 30 mila firme alla quale ne è seguita un'altra di segno opposto. Paolo Di Paolo su Repubblica interviene e non ha dubbi: "Perché avete paura di scrivere? Scrivere è lasciare un segno, una traccia, nominare il mondo e in qualche modo inventarlo".

 

LA MANIFESTAZIONE

Gli studenti si mobilitano: "Zero misure per noi"

Studenti e studentesse hanno manifestato in flash mob davanti al ministero dell’Istruzione, a Roma, e altre venti scuole in tutto il Paese, tra cui il Liceo Umberto I di Palermo e il Liceo Montanari di Verona. È iniziata così la settimana di agitazione verso la mobilitazione nazionale di venerdì 19 novembre.

Tra una settimana saranno quaranta le piazze coinvolte, tra cui Roma, Firenze, Palermo, Bologna, Genova, Padova, Taranto, Perugia, Cagliari. La mobilitazione arriva dopo settimane di costruzione della piattaforma 'Ripartiamo da Zero. Idee studentesche per riprenderci il futuro'.

Tommaso Biancuzzi, coordinatore nazionale della Rete degli studenti medi, dice: "Torniamo in piazza dopo due anni di pandemia. Ci è stata data zero considerazione così come zero sono state le misure prese per la nostra generazione, dalla scuola all’ambiente". Gli studenti chiedono un confronto con Governo e Ministero sulla riforma della didattica, la riforma della rappresentanza studentesca, gli interventi sul lavoro precario.

"La nostra generazione sente di vivere una precarietà complessiva. Chiediamo di aprire ragionamenti seri su un cambio dei metodi didattici, sulla valutazione e l’Esame di Stato, a partire da quest’anno. Sull’edilizia sono state fatte promesse, ma gli investimenti sono lontani dal risolvere le carenze degli edifici scolastici. Il tema vero di cui la politica non sembra accorgersi, però, è quello della salute mentale. Queste patologie  sono in vertiginoso aumento nella nostra generazione: serve intervenire subito portando l’assistenza psicologica nelle scuole e sui territori. Prima che sia troppo tardi".

 

SCUOLA E POLITICA

Preside dei licei biomedici, ora "vice" in Calabria

La preside dei licei biomedici ora è la vicepresidente della giunta regionale della Calabria. La scuola, per una volta, consente di far carriera. Giusi Princi, dirigente scolastica del Liceo scientifico Leonardo Da Vinci di Reggio Calabria, ideatrice della curvatura medica nel triennio liceale, esperimento di cui Repubblica ha ampiamente parlato e che oggi è abbracciato da 207 istituti nel Paese, nella tarda serata dell’8 novembre 2021, dopo dieci giorni di serrate trattative, è entrata nell’esecutivo della giunta guidata da Roberto Occhiuto (Fratelli d’Italia-Lega-Forza Italia). Il presidente le ha affidato dodici deleghe. Sono Istruzione, università, ricerca, Lavoro e formazione professionale; Bilancio, Sport, Politiche Giovanili, Musei, Biblioteche, Associazioni, Pari Opportunità, Azioni di Sviluppo per la Città metropolitana di Reggio Calabria.

Dopo dodici anni di lavoro ai vertici scolastici, Giusi Princi ha raddoppiato gli iscritti per il suo liceo trovando un consenso anche tra i sindacati interni. Cugina del deputato di Gioia Tauro, Francesco “Ciccio” Cannizzaro, Forza Italia, la preside rivendica indipendenza: "Non sono cugina di un politico, sono una manager della scuola che lavorerà per fermare la fuga dei cervelli dalla Calabria".

 

ORIENTAMENTO

Eduscopio 2021: "Premiate le scuole inclusive"

Non sempre le scuole che selezionano di più sono le migliori. Anzi, è più vero il contrario: chi boccia meno, ovvero chi è capace di portare i ragazzi dalla classe prima alla Maturità senza inciampi, lo ritrovi tra le eccellenze nella classifica di Eduscopio da oggi online. Uno dei parametri del lavoro della Fondazione Agnelli per aiutare 537 mila ragazzi di terza media e le loro famiglie nella scelta delle superiori tra licei, tecnici e professionali smonta un insidioso luogo comune sulla scuola selettiva ancora oggi da più parti invocato.

"Per essere una buona scuola non c'è solo la dimensione performante, conta quanto sei inclusivo - osserva Andrea Gavosto, direttore della Fondazione Agnelli -. In media sono proprio gli studenti delle scuole che non praticano una severa politica di selezioni e scrematura durante il percorso a ottenere poi i risultati migliori all'università".  Un dato da tenere in considerazione in tempo di Open Day, che partiranno a fine mese ancora perlopiù a distanza o a numero chiuso con il Green Pass.

Eduscopio (www.eduscopio.it) analizza il percorso di un milione e 267 mila diplomati tra il 2016 e il 2018 all'università e nel mondo del lavoro per giudicare come le scuole preparano i ragazzi.

L'articolo

 

LA FOTO

Sui muri di Milano i pensieri dei ragazzi sulla Dad

"C’è un prima e c’è un dopo". E ancora: "In Dad mi sono sentita privilegiata perché ho una stanza tutta mia". E "l’unica voglia che avevo di alzarmi dal letto la Dad me l'ha distrutta". Sono i pensieri degli studenti che riempiono gli spazi per le affissioni di Milano attraverso il progetto realizzato dall'artista Sara Leghissa con Maddalena Fragnito (Priorità alla Scuola) e Marzia Dalfini. Si tratta di un modo, certamente d'impatto, per dare voce agli studenti dopo che – scrivono – "la Dad ci ha resi invisibili".

L'articolo di Francesca Robertiello

 

L'INIZIATIVA

Studentesse uguali ai maschi. Con Pearson

La scuola ha un valore educativo fondamentale nel proporre narrazioni e modelli che aiutino a sviluppare una maggiore parità di genere: per questo Pearson Italia, leader nel settore educational, lancia il progetto #GenerazioneParità, una serie di iniziative dedicate a studentesse, studenti e docenti per promuovere la parità di genere, uno dei "Global Goals" dell’Onu da raggiungere entro il 2030.

Da anni Pearson riserva un’attenzione particolare al tema nei libri di testo, dalla scelta degli argomenti alle rappresentazioni visive, dall’uso del linguaggio al focus sul contributo dei diversi generi alle discipline. Ora, con #GenerazioneParità, a partire da novembre 2021 l’editore propone un progetto più ampio e trasversale riservato alla comunità scolastica e alle famiglie: un universo integrato di contenuti, attività pratiche per il docente da svolgere insieme alla classe, percorsi di approfondimento e formazione, progetti speciali e campagne di comunicazione, per educare attivamente alla parità di genere e alimentare una discussione costruttiva sul tema.

Si parte con "Women of Will", un percorso di social reading – la pratica di lettura condivisa - che permette ai ragazzi di commentare brevi testi secondo le modalità dei social network: "Women of Will" condurrà gli studenti a conoscere da vicino tre delle più importanti e memorabili figure femminili delle opere di William Shakespeare: Lady Macbeth, la protagonista di Macbeth, Portia, la camaleontica figura femminile de Il mercante di Venezia, e Cordelia, la figlia fedele di Re Lear.

 

IL PREMIO

Global Teacher-Student Prize 2021: i vincitori

L'insegnante statunitense Keishia Thorpe, che ha aperto l'istruzione universitaria per studenti a basso reddito, figli di immigrati americani di prima generazione e rifugiati, è stata nominata vincitrice del Global Teacher Prize 2021 Varkey Foundation, in collaborazione con l'Unesco. Per lei, un milione di dollari.

Jeremiah Thoronka, uno studente della Sierra Leone che ha inventato un dispositivo che utilizza l'energia cinetica del traffico e dei pedoni per generare energia pulita, è stato nominato vincitore del Chegg.org Global Student Prize 2021. Jeremiah è il primo vincitore di questo nuovo premio da  100.000 dollari, assegnato a uno studente eccezionale che ha avuto un impatto reale sull'apprendimento, sulla vita dei coetanei e sulla società.

Keishia, insegnante di Inglese presso l'International High School Langley Park, Bladensburg, Maryland, è stata selezionata tra oltre 8.000 nomine e candidature provenienti da 121 Paesi in tutto il mondo. Jeremiah, discente di 21 anni di Freetown, Sierra Leone, è stato selezionato tra oltre 3.500 nomine e candidature provenienti da 94 Paesi.

Unico europeo in finale, lo studente di Lecce Mirko Cazzato, co-fondatore del Movimento antibullismo Mabasta. Entrerà nella "Chegg Changemaker community", una comunità globale di studenti che lavorano insieme per rendere la vita migliore per i loro coetanei e il mondo che erediteranno.

Leonardo Durante, docente di Sistemi automatici all’Istituto tecnico industriale Enrico Fermi di Roma, diventa 'Global Teacher Prize Ambassador': sarà impegnato a diffondere i propri metodi innovativi nel mondo.

 

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