COSENZA – Il nuovo documento che l’Istituto superiore di sanità, i ministeri della Salute e dell’Istruzione e le Regioni stanno mettendo a punto per ridurre l’impatto delle quarantene sull’anno scolastico, fa storcere il naso a diversi sindacati che parlano di ‘discriminazione in base alla vaccinazione’ e minacciano di ricorrere alle aule dei tribunali. In base alla nuove disposizioni che sarebbero sul punto di essere approvate, infatti, nella scuola secondaria di secondo grado, qualora i compagni dell’allievo positivo risultino tutti negativi al test, continua la didattica in presenza. Dopo cinque giorni si ripeteranno i tamponi e, nel caso in cui si dovesse riscontare un secondo studente positivo, i compagni non vaccinati verranno mandati a casa in quarantena e quindi torneranno alla DAD, mentre quelli vaccinati potranno restare in classe a fare lezione in presenza. Se, invece, dovessero risultare dai tamponi tre alunni positivi in una classe, allora scatterà la quarantena per tutti: durerà dieci giorni per i non vaccinati, mentre sarà ridotta a sette per i vaccinati.
Rischi di violazione della privacy
“Non è corretto questo modo di procedere – protesta Marcello Pacifico che guida il sindacato Anief – gli studenti sono tutti uguali e non si possono dividere in categorie sulla base della vaccinazione fatta o meno. Siamo pronti a fare le barricate e a ricorrere in tribunale”. Anche Maddalena Gissi, che guida la Cisl Scuola, vede rischi di violazione della privacy dal nuovo protocollo sulle quarantene. “Il testo che abbiamo letto sulla nuova gestione delle quarantene nelle scuole, se confermato, introduce degli elementi di violazione della privacy da parte del dirigente o degli addetti al controllo negli istituti perchè richiede una rilevazione del setting: non si può agire violando la privacy in merito alla vaccinazione”. Per Pino Turi, che guida la Uil scuola, “è arrivato il momento di incardinare nelle scuole o in gruppi di scuole, un presidio sanitario in grado di effettuare la prevenzione che, insieme alla campagna vaccinale, possa consentire la continuità delle attività didattiche in presenza che è il vero obiettivo da dovere raggiungere”.
Scattano le denunce in Abruzzo
Casi di violazioni vengono già segnalati in Abruzzo dove la presidente della Commissione Pari Opportunità della Regione, Maria Franca D’Agostino, denuncia, “l’operato discriminatorio perpetrato da alcuni professori di istituti scolastici nei confronti degli studenti”. In particolare, in alcune scuole della Regione Abruzzo, ogni giorno, alcuni insegnanti farebbero precedere le lezioni con l’appello nominativo prima degli alunni vaccinati e, successivamente, di quelli non vaccinati, “con evidente violazione delle leggi vigenti. Un fatto del genere è inaccettabile”, conclude D’Agostino.