Scuola

Precari scuola: stabilizzazione di chi ha superato i 24 mesi di supplenze

I finanziamenti che l’Unione europea si accinge a distribuire tra l’Italia e i Paesi membri per risollevarli dal Covid, attraverso il Recovery Plan, sono certamente una buona notizia per il mondo della scuola, ma i sindacati vigilano affinchè queste risorse non vengano disperse e vadano di pari passo con la revisione delle procedure di reclutamento del personale scolastico. Stabilizzazione dei precari e di chi ha superato i 24 mesi di supplenze sono la priorità.

Modalità di individuazione delle cattedre

Lo spiega Marcello Pacifico: “Il progetto di rilancio delle scuole e dell’insegnamento in Italia non può prescindere dal piano nazionale di dimezzamento del numero di alunni per aula e di incremento degli organici corpo insegnante. Mai come oggi, considerando che la pandemia da Covid19 non è superata, riteniamo sempre più rilevante attuare una seria revisione e andare a riformulare le modalità di individuazione delle cattedre e dei posti del personale Ata, introducendo una proporzionalità laddove risultano maggiori le carenze di apprendimento e le difficoltà territoriali. Sono condizioni che porterebbero, tra l’altro, maggiore vivibilità e sicurezza nelle scuole, sposando in pieno gli obiettivi che hanno portato agli stanziamenti del Pnrr. Come pure è indispensabile rivedere le procedure di reclutamento del personale scolastico, possiamo essere d’accordo, dando la precedenza alla stabilizzazione dei precari storici e di tutti coloro che hanno superato i 24 mesi di supplenze”.

Assorbimento del precariato e l’assunzione dei giovani

Anief teme che l’arrivo dei finanziamenti che l’Unione europea si accinge a distribuire tra l’Italia e i Paesi membri per risollevarli dal Covid, attraverso il Recovery Plan, non sia parallelo a una revisione delle politiche di reclutamento nella scuola che negli ultimi anni sono state a dir poco fallimentari portando al record di precari. Il sindacato punta sulla priorità da dare all’assorbimento del precariato e l’assunzione dei giovani. C’è poi bisogno di ridefinire gli organici in base ai bisogni, sulla base anche dei dati sugli abbandoni concentrati in determinate aree territoriali, di attuare lo sdoppiamento delle classi, oltre che il dimensionamento scolastico con il recupero delle sedi dismesse nell’ultimo decennio. Per ridurre la dispersione degli alunni, che lasciano ancora in alta percentuale prima del tempo e senza raggiungere la maturità, è indispensabile ampliare l’obbligo scolastico, andando a rivedere gli attuali dieci anni previsti e portandolo quindi fino alla maggiore età degli studenti. Occorre infine impegnarsi fattivamente nella valorizzazione del personale, introducendo forme di carriera e aumenti di stipendio legati al costo della vita, assieme a specifiche indennità, anche di rischio, oltre che cambiare le regole sulla mobilità con l’abolizione degli attuali vincoli incostituzionali perché negano il diritto alla famiglia.

17 miliardi di investimenti

Il presidente del Consiglio, Mario Draghi, dopo la cabina di regia sul Pnrr, ha parlato di “sei riforme per la scuola da portare a termine con il Pnrr entro il 2022, 17 miliardi di investimenti cui 3 per affrontare l’emergenza asili nido. Tali linee – ha detto il premier – mostrano il pieno rispetto degli obiettivi concordati in sede europea. A oggi c’è un calendario di massima per le prime sei cabine di regia”. Sulla decisione di partire a distribuire i fondi del Pnrr dall’istruzione, il premier ha detto che è arrivata “un po’ perché il piano dovrebbe disegnare l’Italia di domani, di quelli che oggi sono giovani e poi questo straordinario evento del Nobel al professor Parisi fa pensare nostre potenzialità nel campo della ricerca e della scienza”.

Piano di estensione del tempo pieno

Il ministro dell’Istruzione, Patrizio Bianchi, ha illustrato come i finanziamenti saranno utilizzati per la nuova didattica e i sui contenuti, specificando che “13 miliardi di investimento e per i secondi 5,4 miliardi. Una grande attenzione – ha detto il ministro – sarà posta alla scuola dell’infanzia, ma in particolare agli asili nido – ha aggiunto il ministro -, alle mense scolastiche, le palestre, la messa in sicurezza delle scuole, la scuola 4.0 per avere tutti gli istituti dotati al meglio di tutti gli strumenti. E poi un piano di estensione del tempo pieno, la riduzione dei divari territoriali, la riforma degli Its, la didattica digitale integrata e la formazione digitale di tutto il personale e le nuove competenze e nuovi linguaggi”. Bianchi ha anche dichiarato che “bisogna ridare dignità al mestiere dell’insegnante”.