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Bnl

Che cosa farà Bnl su esuberi e cessioni?

Fatti e rumors sugli incontri fra i vertici di Bnl (Bnp Paribas) e i sindacati. L'articolo di Emanuela Rossi

 

Proseguono gli incontri (e aumentano i timori di lavoratori e sindacati) sul futuro di alcuni asset del gruppo Bnl-Bnp Paribas. Oggetto delle discussioni è ancora il piano industriale che dovrebbe esternalizzare – secondo rumors non smentiti – parte delle attività di back office e di information technology causando la chiusura di filiali e di uffici amministrativi e soprattutto parecchi esuberi (secondo le ultime stime circa 836).

Un gruppo che peraltro è molto attivo sul fronte delle dismissioni: nelle ultime settimane dell’anno è previsto il closing dell’operazione di vendita dell’80% di Axepta, che porterà l’uscita di 110 dipendenti.

A inizio 2021, invece, è stato ceduto il 40% di Bnl Finance, specializzata nella cessione del quinto, a Poste Italiane. Anche queste operazioni che hanno suscitato polemiche e tensioni fra azienda e sindacati.

COSA STA SUCCEDENDO

Secondo quanto risulta a Startmag ora sono in ballo sette cessioni di ramo d’azienda che riguardano il back office e i servizi amministrativi per un totale di 566 dipendenti a rischio. Il partner interessato è Accenture, attraverso una società già esistente del gruppo con iscrizione in ABI e con sedi proprietarie in tutta Italia. Problemi in vista anche per la Direzione Information Technology che rientra nella cessione del Banking Services Platform. A rischio — per la chiusura di 135 filiali — sono almeno 270 lavoratori. La società cessionaria sarà una NewCo al 100% di proprietà Capgemini.

Per quanto riguarda invece le attività di logistica e archivio, che si svolgono negli uffici di Pratica di Mare, vicino Roma, la situazione è diversa perché verrebbero cedute all’interno del perimetro del back office, ma resterebbero nella stessa struttura di proprietà di Bnl. Dunque nessun problema per i lavoratori che peraltro sono stati forzosamente assunti negli ultimi anni da Bnl a seguito di sentenze che hanno dichiarato una interposizione di manodopera del personale delle società cui l’attività era data in appalto (outsourcing). In sostanza, sottolineano le fonti, con una cessione di ramo d’azienda ci si vuole “liberare” di personale assunto per via di sentenze del giudice.

LE PAURE DEI SINDACATI

Una situazione, come si diceva, che da tempo agita le organizzazioni sindacali le quali hanno organizzato vari presidi di protesta in diverse città. “I dipendenti in questi anni hanno sopportato sacrifici e disagi, carichi di lavoro iniqui, gravi carenze in materia di salute e sicurezza”, hanno dichiarato in una nota congiunta Fabi, First Cisl, Fisac Cgil, Uilca e Unisin. Chiare le accuse: “Il management, forse volutamente, sta distruggendo il vecchio modello di banca tradizionale senza riuscire a costruire il nuovo modello di servizi”.

Per questo ora i sindacati stanno chiedendo di togliere dal tavolo le cessioni e qualche sigla ha anche invocato le dimissioni del COO e del Vice direttore generale. Il rischio, sottolineano, è la tenuta del settore e che in futuro non vengano più firmati piani industriali. Inoltre viene messo in discussione anche il ruolo delle Segreterie Nazionali a tutela dell’intero comparto.

COSA DICE VIGLIOTTI (UNISIN CONFSAL)

“Questo piano si conferma per quello che denunciamo da quattro mesi e per cui siamo in mobilitazione da giugno: semplicemente inaccettabile”, dice a Startmag Tommaso Vigliotti, segretario nazionale Unisin Confsal: “Cessioni di rami di entità e rilevanza che non si sono mai viste nel settore e di dubbia legittimità sul piano del rispetto dei requisiti previsti dalla legge; chiusura di filiali e nuova destinazione di centinaia di milioni di euro nella trasformazione delle filiali che resteranno aperte; ancora sacrifici richiesti dagli stessi top manager che da anni chiedono fiducia sui loro piani industriali che, alla luce dei risultati, non meritano alcun ulteriore affidamento”. Una situazione, conclude Vigliotti, cui “il sindacato si oppone” perché “non sarà complice del disfacimento della Bnl”.

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