Giornata Mondiale docente, Anief: professione difficile con tanti over 50, stipendi mini e precari

Pubblicato il 04/10/2021
Ultima modifica il 04/10/2021 alle ore 17:01
Teleborsa
Martedì 5 ottobre si celebra la 27sima Giornata Mondiale del docente, un evento che dal 1996 focalizza l'attenzione sui diritti e doveri di chi insegna e sull’esigenza di una formazione permanente dei docenti, attraverso la sottoscrizione delle Raccomandazioni dell'UNESCO.

Con l’evento di domani si vuole anche ribadire che gli insegnanti sono gli attori indispensabili per l'attuazione dell'Agenda 2030 sull'educazione: l'obiettivo è quello di incrementare il livello di alfabetizzazione globale e ridurre l'abbandono scolastico, contribuendo alla crescita delle nuove generazioni, a migliorare la vita dei cittadini e a raggiungere lo sviluppo sostenibile.

In Italia, la Giornata serve a suscitare riflessioni sul ruolo dei professionisti della formazione, sulle sfide che affrontano, sulle difficili condizioni di lavoro a cui sono spesso sottoposti e sulla mancata stabilizzazione, dopo che la legge che doveva abbattere la supplentite ha fatto proliferare i contratti annuali di oltre 50 mila unità in più.

Per il sindacato della scuola Anief c’è poco da stare allegri poiché gli 870 mila insegnanti continuano a essere non considerati: due su tre hanno più di 50 anni di età, mentre con meno di 30 anni sono sotto l’1%, gli stipendi sono la metà di quelli della Germania, uno su quattro è precario, il diritto a fare carriera come quello alla mobilità continuano troppe volte a essere clamorosamente negati.

Marcello Pacifico, presidente del sindacato, si sofferma sulle tante difficoltà di questa professione: un perenne percorso a ostacoli, senza alcuna certezza di arrivare a meta, e che anche da immessi in ruolo comporta un carico crescente di burocrazia e incombenze che hanno poco a che vedere con la didattica.

"L’approccio per quasi tutti i docenti sono a dir poco in salita, con supplenze a singhiozzo e anche quando si superano i 36 mesi di supplenza si rimane supplenti", sottolinea Pacifico ricordando che di carriera "nemmeno a parlarne, tranne la possibilità, dopo cinque anni di ruolo, di partecipare all’ambita selezione per diventare dirigente scolastico". "

"Gli stipendi rimangono tremendamente bassi - aggiunge il sindacalista- al punto che per dare un senso all’aumento del prossimo rinnovo contrattuale non si dovrebbe andare al di sotto dei 300 euro di media a docente: senza dimenticare il mancato riconoscimento di quel rischio biologico, invece da tempo accordato a infermieri e medici. La qualità dell’offerta formativa, inoltre, rimane fortemente condizionata dall’eccessiva presenza di alunni per classe, che nel terzo anno di Covid diventa ancora più rischiosa per la salute".