2 ottobre 2021 - 20:51

Scuola in Veneto: quarantena «light», coro di sì. La Regione: «È lo spirito giusto»

Biolo (Cisl): «È corretto ridurre i giorni se le aule sono areate e non affollate». Meno giorni ai vaccinati. Attualmente sono 756, tra materne ed elementari, gli studenti infetti

di Gloria Bertasi

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I contagi sono bassi — al momento gli studenti positivi in Veneto sono 756 di cui 448 tra materne e elementari — e anche il mondo della scuola ammicca all’idea di stringere i tempi della quarantena. Il tema che solleva dibattito è tutt’al più un altro: come rivedere le regole per evitare di creare, per dirla con le parole di Carmela Palumbo, direttrice dell’Ufficio scolastico regionale, «una scuola a geografia variabile», ossia con modalità diverse di ritorno in aula tra vaccinati e non.

Scendere a cinque giorni

Una questione che già sta creando qualche grattacapo nell’organizzazione del rientro in classe e, soprattutto, nella gestione delle lezioni. «Condivido la finalità di ridurre al minimo i tempi lontani da scuola — commenta Palumbo —. È lo spirito giusto. Nel merito degli eventuali provvedimenti, saranno le autorità sanitarie a valutare le soluzioni migliori, differenziare i giorni di quarantena è comprensibile sul piano appunto sanitario ma a livello scolastico è complesso da gestire». Già adesso chi è stato vaccinato è sottoposto ad una quarantena light di sette giorni, contro i dieci di chi non è immunizzato. L’idea ventilata dal presidente del Veneto Luca Zaia (e che è allo studio al tavolo tecnico ministeriale coordinato proprio dalla nostra regione) è di scendere a cinque giorni «per fermare il meno possibile gli studenti», sostiene il governatore. «È positiva la scelta di definire un criterio unico che limiti al massimo i giorni a casa», approva Palumbo.

I numeri degli ultimi giorni

I numeri registrati da Azienda Zero sul fronte contagi suffragherebbero questa scelta: dal 13 settembre ci sono stati 656 «eventi» e 13.064 persone coinvolte tra positivi, in quarantena e in monitoraggio. Nell’ultima settimana, si è scesi a 577 «eventi» di cui 17 nei nidi, 134 nelle materne, 192 alle elementari, 123 alle medie, 103 alle superiori e 8 alle serali. E dove gli studenti sono in età vaccinabile, ossia alle superiori, i ragazzi positivi sono 114, mentre professori e operatori solo 4. «Rispetto all’anno scorso — conclude la direttrice — partiamo con una marcia in più: il 66 per cento dei giovani è vaccinato e il piano trasporti è partito subito all’avvio delle scuole». Se la situazione rimarrà stabile sul fronte Covid, quasi nessuno nutre perplessità sull’allentare le maglie dell’isolamento di chi è stato in classe con un positivo. «Visto l’andamento della pandemia non è errato regolare in modo diverso le quarantene — dice Sandra Biolo, segretario regionale di Cisl Scuola —. Ritengo sia corretto pensare di ridurre i tempi se le distanze sono rispettate, se le classi non sono affollate e l’aula è ben aerata». Rita Fusinato, segretaria di Anief, di contro frena: «Aspettiamo ancora un po’ a ridurre i giorni — suggerisce —, d’altronde anche Zaia è dell’idea di attendere come vanno le prossime tre settimane».

«Serve una soluzione»

E se Biolo è perplessa sul doppio binario della quarantena più corta per i vaccinati e più lunga per chi non lo è («crea problemi di organizzazione e di privacy»), Fusinato è proprio contraria: «Vivono fuori dalla realtà della scuola, non si rendono conto di quali caos ingenera». Un problema sollevato anche dall’Associazione nazionale presidi. «Già stiamo affrontando i disagi di questa scelta», dice Luigi Zennaro, dirigente scolastico e presidente di Anp Venezia. In qualche istituto comprensivo si sarebbe posta la questione di come sopperire al fatto che al termine della quarantena qualche prof rientrasse prima di altri. «Diventa difficile la comunicazione con le famiglie — sottolinea Zennaro — sorgono questioni non indifferenti di privacy». Ma non solo, vanno coperte le ore di chi resta in isolamento tre giorni in più. «Ci auguriamo sia trovata una soluzione», conclude il dirigente. La strada imboccata di comprimere i giorni lontani da scuola non sembra però andare nella direzione richiesta da presidi e sindacati.

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