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Protesta no-pass: scuola chiusa a Piacenza, prof sospesa ad Ancona

Protesta no-pass: scuola chiusa a Piacenza, prof sospesa ad Ancona

13 Settembre 2021, 07:34

Primo giorno di scuola per più di 35mila studenti delle scuole di Piacenza e della provincia, ma con un’eccezione: i 300 alunni della scuola d’infanzia e primaria Mazzini, nel centro storico di Piacenza, che questa mattina si sono visti rimandare a casa per uno sciopero indetto da Anief e Sisa contro l’obbligo di Green pass. 
Bambini e genitori questa mattina hanno trovato la scuola sbarrata e un cartello davanti ai cancelli d’ingresso che annunciava la chiusura. Niente primo giorno di scuola dunque per 94 alunni della materna e 200 alunni della primaria, tra cui anche 48 'remiginì. Le sigle sindacali - Anief e Sisa - hanno invitato il personale docente e Ata a protestare contro l'obbligo del Green pass (ma le ragioni della protesta sono anche altre) disertando le aule. 
Una chiusura non inattesa, tanto che già da qualche giorni la direzione dell’istituto aveva avvertito le famiglie del rischio che i cancelli rimanessero chiusi. Giovanna Sartori, dirigente del Circolo a cui appartiene la scuola Mazzini ha spiegato che «cinque collaboratori scolastici del plesso Mazzini hanno comunicato con ampio anticipo l’intenzione di aderire allo sciopero. Le famiglie sono state avvisate con mail e anche sul sito della scuola. Siamo dispiaciuti, ma non c'erano alternative». 
In realtà questa mattina i docenti erano regolarmente a scuola ma la mancanza del personale Ata, che non è possibile sostituire per rispettare il diritto di sciopero, ha impedito l'apertura della scuola in sicurezza secondo la normativa. Il sindacato Anief condivide le ragioni della protesta sostenendo che «il certificato verde non garantisce in maniera alcuna il rientro a scuola in sicurezza, considerato che tantissime scuole ripresenteranno il problema, ormai atavico, del sovraffollamento in cui sarà impossibile garantire il necessario distanziamento sociale. Nonostante la maggior parte del personale sia vaccinato, è chiaro che non sia immunizzato e che in queste condizioni non si possa fare lezione in presenza. Bisogna garantire spazi che non ci sono, tracciamenti frequenti non invasivi ancora non adottati e periodici per personale e studenti. L’obbligo è inutile, illegittimo e discriminante». 

Una insegnante di Lettere di Fabriano (Ancona) ha scelto di non vaccinarsi e di non sottoporsi neanche a tampone periodico, e dunque di non ottenere il Green pass, per «disobbedienza civile verso un provvedimento ingiusto, discriminatorio e illegittimo». Per lei già scattati la sospensione dal lavoro (con stop allo stipendio) e sanzione amministrativa. La docente, Roberta Salimbeni, che insegna nella Scuole media Gentile da Fabriano, ha scritto una lettera al collegio dei docenti per motivare la decisione: il certificato verde, a suo parere, è «un provvedimento politico e non sanitario, basato su un falso presupposto secondo il quale i vaccinati non contagiano». 
«Non ho il certificato verde, perchè in libertà ho scelto di non vaccinarmi. - attacca -; perchè non trovo corretto che le istituzioni abbiano prima dato la possibilità di scegliere poi l'hanno resa obbligatoria in modo surrettizio, pena l’esclusione dalla vita sociale e addirittura dal lavoro». Era consapevole di ciò che la sua presa posizione avrebbe comportato e puntualmente  sono scattati dal 10 settembre stop dal lavoro e sanzione. «Ho applicato la normativa - spiega all’ANSA Antonello Gaspari, dirigente scolastico dell’Istituto comprensivo Fernanda Imondi -. L’atto può decadere in qualsiasi momento, quando l’insegnante presenta il Green pass. Lo stesso vale per la supplenza». «E' una insegnante molto valida. - aggiunge - Ha ritenuto opportuno portare avanti con coraggio questa battaglia, da obiettore di coscienza invece che fare i tamponi per lavorare. Una questione di principio. Speravo di non arrivare a gestire situazioni di questo tipo, mi dispiace. Spero che torni a scuola».  La docente però non sembra voler mollare: «per esperienza personale, i tamponi, che in alternativa sarei costretta a fare ogni 48 ore a pagamento, non sempre sono veritieri - argomenta - e se devo fare il tampone per verificare la negatività, e per tutelare eventualmente chi mi è vicino, parimenti dovrebbero sottoporvisi anche coloro che hanno ricevuto la doppia dose di vaccino, perchè non sono esenti da contagio». Il Green pass, dice «è discriminatorio e ufficializza una pericolosa spaccatura sociale, che da tempo si sta delineando, sta creando sospetto, paura, rancore tra le persone che invece dovrebbero essere tra loro solidali e unite». Spero - conclude l’insegnante - di avere la forza e la costanza di perseguirla, confido nell’onestà intellettuale dei miei colleghi ai quali chiedo sostegno e mi auguro che i miei alunni e le loro famiglie capiscano la mia posizione, anche se potrebbero non condividerla». 

L’Ordine delle Professioni Infermieristiche della provincia di Pordenone ha sospeso oggi altri 46 iscritti che non si sono ancora sottoposti alla vaccinazione obbligatoria: lo ha confermato all’ANSA, il presidente Luciano Clarizia.  Si sommano ai circa 70 che erano stati sospesi nelle scorse settimane. Nel frattempo, una ventina di infermieri ha tuttavia provveduto a sanare la propria posizione ottenendo il reintegro.  A quanto si apprende, dovrebbe arrivare un’altra decina di segnalazioni di operatori non vaccinati nei prossimi giorni, con conseguente sospensione alla prima seduta utile dell’Ordine.  «Un dramma per case di riposo, case di cura e Azienda sanitaria - ha sottolineato Clarizia -: sono molto amareggiato, questa è una sconfitta per la professione. E’ inconcepibile che sanitari e soprattutto infermieri ancora non si vaccinino. Vanno contro non solo la legge ma soprattutto il codice deontologico: una vergogna».

© Riproduzione riservata

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