Malati psichici, il dramma dell'assistenza

Risponde il condirettore del Carlino, Beppe Boni

Bologna, 26 giugno 2021 - Nel limite del possibile mi piacerebbe capire se, con quello che sta succedendo da anni, attraverso la legge Basaglia abbiamo fatto bene a chiudere i tantissimi Ospedali Psichiatrici ovvero i manicomi. In queste strutture gli ammalati, che ancora oggi sembrano tanti, venivano curati e controllati. E…chi era fuori poteva vivere in sicurezza.

Arrigo Borgatti

Risponde il condirettore del Carlino,  Beppe Boni

Se pensiamo al tipo di strutture che erano quarant'anni fa quando Franco Basaglia, neuropsichiatra e ricercatore, diede la svolta, forse è stato un bene chiudere i manicomi. Ma poco, o non a sufficienza, si è pensato al dopo, all'alternativa strutturale necessaria per accogliere migliaia di persone difficili da gestire e quindi in molti casi abbandonate a se stesse o rispedite alle famiglie non in grado di assisterli. Però la situazione precedente non era più sostenibile, i malati erano considerati più cose che persone, non avevano dignità e vivevano tra cinghie di contenimento, camicie di forza, sbarre, controllati da personale la cui competenza si basava più sulla forza fisica che sulla preparazione sanitaria. I malati psichici poterono essere più liberi, poterono mangiare all'aperto, avere relazioni fino a che poi i manicomi vennero chiusi. Franco Basaglia fu un sognatore e un rivoluzionario che per scelta non si preoccupò poi troppo delle conseguenze. Dunque la Legge Basaglia è riuscita solo in parte perché dopo 40 anni mancano ancora risorse, competenze professionali, strutture alternative. Così in molte parti d'Italia esistono ancora manicomi travestiti da strutture residenziali assistenziali. Mancanza di risorse e di personale, dunque. La Società Italiana di Psichiatria stima che sono circa 800mila ogni anno le persone assistite nei Dipartimenti di Salute Mentale e non per tutti c'è la possibilità di ottenere assistenza dignitosa.

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