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L’anno scolastico in Italia rischia di partire nuovamente con il piede sbagliato e, questa volta, il Covid non c’entra. Allo stato attuale, secondo i calcoli di Cisl e Uil Scuola, ci sono 112.691 cattedre scoperte, di cui oltre 30mila di sostegno.

Numeri da record, basti pensare che l’anno scorso erano circa 85mila i posti vacanti e si registrò già un primato. Si è chiusa nei giorni scorsi la mobilità, cioè la possibilità per i docenti di chiedere e ottenere il trasferimento in un altro istituto e il Sud è riuscito a limitare i danni con qualche rientro.

Ma i numeri restano complicati: solamente in Puglia, sono 5.172 i professori che mancano a circa tre mesi dall’inizio dell’anno scolastico, in Campania oltre 7mila, quasi 6mila in Sicilia, circa 3mila in Calabria e 800 in Basilicata.

Al Nord la situazione è più drastica in alcune Regioni, vedi la Lombardia dove ne mancano all’appello circa 20mila, ma se si considera che le “classi pollaio”, nate proprio per fronteggiare la carenza di personale, sono concentrate soprattutto al Sud vuol dire che il Mezzogiorno parte già da una posizione più di svantaggio.

Basti pensare che nelle scuole del Nord ogni professore, mediamente, insegna a 10 studenti; al Sud, invece per ogni docente ci sono 13,5 alunni. Nel Mezzogiorno le scuole pubbliche – di ogni grado e livello – sono 2.528, il personale docente è pari a 231.051: in sostanza, in ogni istituto scolastico, mediamente, sono impiegati 91 insegnanti.

Al Nord, invece, le scuole sono 3.266 e i professori 356.100: risultato, in ogni istituto lavorano circa 109 docenti. Non solo: le classi sono più sovraffollate in Puglia, Campania e Calabria rispetto a Piemonte, Lombardia o Liguria. Infatti, mentre al Nord per 3.646.003 alunni iscritti ci sono 200.828 classi (poco più di 18 studenti per classe), al Sud per i 3.121.930 ragazzi ci sono 112.214 classi (il rapporto è di 27,8 alunni per classe).

Quindi, nel Mezzogiorno ogni docente deve seguire contemporaneamente circa 10 studenti in più rispetto ad una classe media del Nord. Con inevitabili ripercussioni sul percorso di studio. Tornando alle cattedre vuote, nel dettaglio, nelle scuole dell’infanzia quelle senza un titolare sono 5.940, nella scuola primaria 23.538, nella scuola media 38.884, scuola superiore 44.329. Secondo i calcoli della Cisl scuola, complessivamente sono 47.230 i movimenti del personale docente per l’anno scolastico 2021/22, prevalentemente verso il Sud.

Lo scorso anno erano stati 55.008. Sono 40.786 i trasferimenti, di cui 10.465 tra province diverse, mentre i passaggi di ruolo o di cattedra sono stati in tutto 6.444. I movimenti tra province diverse sono 10.465, mentre 4.040 docenti sono passati da posto di sostegno a posto comune. “In Puglia sono 5.172 le cattedre vacanti per il prossimo anno scolastico, di cui 1.195 sul sostegno. Le nostre previsioni erano corrette, altro che allarmismo”, commenta il segretario generale della Uil Scuola Puglia, Gianni Verga.

«Con le modalità di assunzione previste nel decreto sostegni bis – spiega Verga – che non ha tenuto fede alle nostre richieste, considerato il numero di aspiranti presenti nelle graduatorie, non si riusciranno a coprire tutti i posti vacanti. Naturalmente – dice il segretario Uil Scuola – questi numeri creano non poche difficoltà e destabilizzano il sistema scolastico pugliese, che nell’anno scolastico che si sta concludendo in questi giorni ha dovuto far fronte a numerose criticità dettate dalla pandemia in atto. Alla scuola – conclude – non servono provvedimenti tampone, ma occorrono investimenti strutturali, per dare stabilità all’intero sistema e per evitare le centinaia di classi pollaio presenti in Puglia». 

La scuola oggi protesterà. Al termine delle lezioni si terrà, dalle 15 alle 18, il presidio indetto da Flc Cgil, Cisl Scuola, Uil Scuola Rua, Snals Confsal e Anief a Roma in piazza Montecitorio e nelle principali città italiane, a sostegno delle numerose richieste di modifica al testo del decreto legge “Sostegni bis”, il cui iter di conversione in legge è già avviato alla Camera.

L’obiettivo è quello di sensibilizzare il Governo e i gruppi parlamentari ad approvare «le necessarie correzioni e integrazioni al testo secondo quelle richieste che sono state avanzate in questi giorni al ministro dell’Istruzione e che vogliono disegnare una scuola non più precaria ma più sicura e rispettosa dei diritti di tutti».

Il manifesto diffuso nei giorni scorsi riporta in sintesi le richieste delle organizzazioni promotrici, che rivendicano «coerenza tra le scelte del Governo e i contenuti del Patto per la Scuola al centro del Paese, sottoscritto dalle Confederazioni a Palazzo Chigi il 20 maggio».

«Il Patto per la Scuola – sostengono le cinque organizzazioni – riconosce l’impegno profuso da tutto il personale durante la pandemia. Ora questo riconoscimento va concretizzato e tradotto in misure e interventi che assicurino stabilità e continuità al lavoro e il regolare avvio dell’anno scolastico il primo settembre con l’ascolto del mondo della scuola. Bisogna cambiare profondamente le misure sul reclutamento con l’assunzione dei precari chiamati dalla prima e seconda fascia delle graduatorie delle supplenze, superare i blocchi sulla mobilità del personale ripristinando l’assegnazione provvisoria annuale, rafforzare gli organici del personale docente, educativo ed Ata, ridurre il numero di alunni per classe».

La replica indiretta è arrivata ieri dalla sottosegretaria all’Istruzione Barbara Floridia (M5S) su Radio1 Rai all’interno di “Che giorno è”: «Si metteranno in ruolo 30mila docenti dal concorso straordinario – ha annunciato – e vogliamo mettere in ruolo 4 mila docenti delle discipline Stem. Ci sono le cattedre da coprire perché ci sono i pensionamenti e si ci saranno nuove procedure di assunzione; poi ci sono altre cattedre vuote che non possono essere date in ruolo perché il titolare c’è, come la mia che sono una docente. Una parte di supplenze purtroppo ci saranno sempre perché ci sono cattedre di diritto e di fatto. La realtà è comunque con numeri inferiori a quelli che girano».

La sottosegretaria ha, poi, garantito che «da settembre si ripartirà in presenza di certo. Abbiamo la quasi certezza di essere in presenza a settembre – ha specificato – ne hanno bisogno i ragazzi e mi auguro ci saranno poche o nulle criticità. Stiamo lavorando affinché a settembre gli insegnanti siano in cattedra. Abbiamo coperto con le vaccinazioni quasi totalmente la percentuale del personale scolastico adulto e questa estate contiamo di vaccinare gli studenti».


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