Precariato, mobilità e numero di alunni: la scuola sarda in piazza per protestare

Stabilizzazione dei precari, rafforzamento degli organici e numero massimo di alunni per classe: sono solo alcune delle rivendicazioni mosse dai sindacati confederati e autonomi della scuola che mercoledì prossimo scenderanno in piazza nell’Isola per aderire alle manifestazioni di protesta organizzate su tutto il territorio nazionale. In Sardegna saranno due gli appuntamenti, a Cagliari davanti alla sede del Consiglio regionale e a Sassari in piazza Italia per due sit-in dalle 16 alle 18. Molte delle criticità sono contenute nel disegno di legge ‘sostegni bis’ pubblicato in Gazzetta Ufficiale lo scorso 25 maggio e inviato alle Camere per la conversione in legge. L’obiettivo delle manifestazioni è sollecitare la stabilizzazione di tutti i precari sia abilitati e specializzati sia con 3 anni di servizio e dei Direttori servizi generali e amministrativi facenti funzione con 3 anni di servizio. Il sindacato chiede anche il superamento dei blocchi sulla mobilità del personale, il rafforzamento degli organici del personale docente, educativo e Ata a partire dalla conferma dell’organico Covid e di consentire la partecipazione a un nuovo concorso anche in caso di mancato superamento del precedente. Di particolare importanza per la Sardegna anche la richiesta di riduzione del numero massimo di alunni per classe.

“Il sindacato – dice Maria Luisa Serra, segretaria generale regionale della Cisl scuola – è stato costretto a questa iniziativa dal contrasto tra molte delle misure contenute nel decreto e gli obiettivi indicati nel Patto per la scuola firmato da Cisl Scuola, Flc Cgil, Uik Scuola, Snals e Anief. Le scelte del Governo sono state assunte fuori da ogni confronto con le parti sociali, un metodo che contraddice l’impegno a valorizzare il dialogo e le relazioni sindacali. La riduzione del numero massimo di alunni per classe – aggiunge – è una battaglia da anni proposta e sostenuta dalla Cisl, per le caratteristiche del nostro territorio sardo, per la presenza di numerosi piccoli comuni dove difficilmente si raggiungono i numeri richiesti dalle norme ministeriali, per migliorare la didattica e anche non costringere i bambini fin da piccoli a spostarsi – non sempre di pochi chilometri – per raggiungere la scuola”.

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