Salute

Covid e ripartenza, italiani divisi tra progetti e rimpianto

Covid e ripartenza, italiani divisi tra progetti e rimpianto
(ansa)
Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società italiana di psichiatria (Sip): "Se prevale il pessimismo serve chiedere aiuto"
1 minuti di lettura

CON LA ripresa gli italiani sono'divisi' tra la spinta positiva a costruire e progettare e il sentimento negativo di rimpianto di ciò che la pandemia ci ha portato via e della vita 'pre Covid' che si teme non possa tornare. Una condizione, quest'ultima, che se preponderante, può creare disagi emotivi, che devono essere affrontati chiedendo aiuto e 'potenziando le relazioni' all'interno del proprio ambiente familiare e sociale o, se è necessario, ricorrendo al sostegno psicologico. A sostenerlo Massimo Di Giannantonio, presidente eletto della Società italiana di psichiatria (Sip) e professore ordinario di psichiatria all'Università di Chieti-Pescara.



"La ripresa - chiarisce lo psichiatra - porta con sé due condizioni che sono completamente conflittuali. Quella positiva è l'idea, il progetto, la speranza di poter ricominciare in un modo intenso e creativo. E quindi una progettualità importante, innovativa, che ha a che fare con la rinascita delle motivazione ma anche con la ricerca e la costruzione di punti fermi radicalmente nuovi". La dimensione negativa, invece, "è quella del ricordo, del rimpianto, del rimorso.

Sonno, "sono cento i motivi che non ci fanno dormire"


E' il pensiero negativo che non si riuscirà a tornare mai più all'epoca precedente, che le occasioni sono passate, che i lutti ci hanno ferito e piegato. Le mancanze, le interruzioni, le frustrazioni si portano dietro un carico di dolore e sofferenza, di difficoltà e inibizione che rendono difficile se non impossibile una riprogettazione, una ripartenza".



Vedere se si considera la bottiglia mezza piena o mezza vuota. Se la bottiglia è mezza piena partiamo con il piede giusto e abbiamo le energie per ricominciare. Se invece vediamo la bottiglia mezza vuota e se prevalgono la tristezza, l'astenia, la mancanza di desiderio e di speranza, e se questo ci rende molto differenti da come eravamo prima della crisi, occorre fare un gesto di umiltà, alzare la mano e chiedere aiuto".

Studiare il cervello ci aiuterà a migliorare il futuro



Se si resta "nella sfera della delusione, del lutto, della tristezza come reazioni fisiologiche ad uno stress - rimarca - dobbiamo trovare le risorse nel nostro ambiente sociale, familiare e lavorativo rigenerando i nostri rapporti, aumentando le relazioni sociali, ritrovando il gusto dello stare insieme. Una risposta fai da te, insomma". Ma se questo non è sufficiente è necessario "un supporto professionale".