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Per chi ha il defibrillatore, attenzione ad ansia e depressione

Per chi ha il defibrillatore, attenzione ad ansia e depressione
Uno studio danese rivela l’importanza di uno screening psicologico in questi casi. Una App potrebbe aiutare le persone a rischio
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IL DEFIBRILLATORE impiantabile salva la vita. Quando parte un’aritmia, il sistema riesce a cogliere fin dall’inizio i battiti anomali del cuore e rilascia una “scossa” che consente di rimettere a posto la situazione. Tuttavia questa sorta di “controllo” tecnologico che consente la cardioversione può avere un impatto sulle condizioni psicologiche di alcuni pazienti. Se è vero infatti che nella maggior parte dei casi non ci sono problemi, appare altrettanto innegabile che per qualcuno la vita si modifica, si teme lo “shock” elettrico che il device mette in atto per riportare alla normalità il ritmo. Per questi motivi, sarebbe importante programmare sempre un monitoraggio psicologico per chi viene sottoposto a posizionamento di defibrillatore. A dirlo è una ricerca condotta da Susanne Pedersen, dell’Ospedale universitario di Odense, presentata a EHRA 2021, congresso scientifico online della Società Europea di Cardiologia (Esc). Lo studio ha preso in esame le rilevazioni dello studio Defib-Women, condotto su oltre 1000 pazienti che hanno avuto impiantato un defibrillatore con funzione di cardioversione in cinque ospedali danesi. Tutti i soggetti sono stati seguiti per due anni ed hanno compilato regolarmente un questionario psicologico su ansia, depressione e qualità fisica della vita al basale al momento dell’inserimento nella ricerca e poi a 3, 6, 12 e 24 mesi. L’analisi delle informazioni dimostra che è comparsa ansia nel 14,5% dei casi, mentre più di un soggetto su dieci (11,3%) ha sviluppato un quadro depressivo. In genere le persone più anziane avevano meno problemi di tipo ansioso mentre tra chi aveva famiglia i rischi sono risultati superiori rispetto alla media.  Sul fronte dell’insorgenza di depressione, le persone di età più avanzata hanno presentato un rischio minore, mentre chi ha avuto la percezione di un calo delle proprie attività fisiche ne ha sofferto di più.

Secondo la Pedersen, un supporto digitale che permetta di rimanere in contatto potrebbe essere molto utile per alcune persone, al fine di informarle ed aiutarle a tenere sotto controllo il malessere psicologico, specie se le valutazioni del quadro di ansia e depressione sono particolarmente preoccupanti. Grazie a questi sistemi di monitoraggio a distanza, infatti, si può sperare di ottenere una maggior attenzione alle condizioni dei pochi che sono più a rischio di sviluppare questi quadri. Ma l’importante è sempre pensare non solo alle cure, ma anche alla risposta emotiva del soggetto “Nelle situazioni di impianti salvavita, abbinare un supporto psicologico di presenza o a distanza è senz’altro utile -  spiega il co-presidente della Società Italiana di Psichiatria (Sip) Enrico Zanalda. Il dato che deriva dallo studio mostra un incremento significativo dell’ansia e della depressione rispetto alla popolazione generale (disturbi d’ansia circa 8% e depressione 3-5%): pertanto possiamo considerare che divenire portatori di impianto sia un importante fattore di stress, anche positivo visto che non esserlo potrebbe voler dire morire. Comunque l’attenzione agli aspetti psicologici dell’innovazione in medicina aumenta l’efficacia degli interventi e la qualità della vita dei pazienti. Per cui ben venga la sistematica proposta di supporto in questa categoria di pazienti che si sono avvicinati al rischio di una morte improvvisa”.