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Calendario scolastico, lezioni fino al 30 giugno? Bianchi è indeciso, sindacati contrari, presidi scettici

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Sull’allungamento del calendario scolastico non sono state prese ancora decisioni: lo ha fatto intendere il nuovo ministro dell’Istruzione Patrizio Bianchi, che sul ‘Corriere della sera’ ha detto di volersi “confrontare con le Regioni”.

Il ministro: non è un problema di un giorno in più o in meno

“La legge – ha sottolineato Bianchi – prevede almeno 200 giorni di lezione, ma non è un problema di un giorno in più o in meno. Dobbiamo decidere rispettando i diritti e la vita delle persone. La scuola non è solo insegnamento, apprendimento, ma anche vita comune”.

I sindacati, però, non sembrano fidarsi: temono che, alla fine, la proroga della fine delle lezioni diventi un’imposizione.

Sinopoli (Flc-Cgil): no alla ragioneria applicata alla scuola

“Siamo contrari ad una mera operazione ragionieristica che preveda un generalizzato ampliamento del calendario scolastico”, ha spiegato il segretario generale Flc-Cgil, Francesco Sinopoli.

“Il problema del recupero degli apprendimenti scolastici – ha aggiunto Sinopoli – non è uguale in tutte le regioni e in tutte le scuole d’Italia. Serve dunque una strategia diversificata e mirata che affidi modalità e tempi di realizzazione delle attività di recupero alle singole istituzioni scolastiche, per questo serve un piano con risorse dedicate”.

Gissi (Cisl): agire sulle aree deprivate

Più conciliante verso il nuoto titolare del MI sembrerebbe Maddalena Gissi, leader della Cisl Scuola: “Apprezzo l’intenzione del ministro di conservare l’esame di maturità per il 16 giugno: è il primo segnale che non ci saranno rivoluzioni al calendario scolastico ma valutazioni che ogni scuola farà rispetto agli apprendimenti”, ha detto la sindacalista sempre all’Ansa.

“Sarà necessario che le Regioni definiscano quali sono le esigenze di molti ragazzi ad altissimo rischio di dispersione. Mi sembra che il ministro Bianchi abbia chiara l’idea legata all’interesse per le aree più deprivate e per gli alunni che vivono una realtà sociale complessa e disagiata”, ha sottolineato Gissi.

Turi (Uil): giudichiamo i fatti

“Che la scuola resti aperta fino a giugno di per se non è una notizia. È già così: bisogna capire se sono aperte alla frequenza degli studenti”, ha detto Pino Turi, segretario generale della Uil Scuola.

Sono i particolari che poi definiscono le scelte di governo. I tempi e i modi e le risorse in campo non sono ininfluenti per dare un giudizio di merito. Noi vogliamo seguire il nuovo corso: esprimere giudizi su fatti ed atti concreti e non sulle narrazioni interpretative”, ha tagliato corto il sindacalista confederale.

Serafini (Snals): servono risorse

“Non siamo d’accordo con le logiche prevedibili quanto improbabili dei recuperi forzati, quasi come se docenti ed alunni avessero finora perso tempo”, ha detto la segretaria dello Snals, Elvira Serafini, intervenendo sulle ipotesi di allungamento del calendario scolastico.

“Siamo preoccupati, invece, che si possano ipotizzare azioni sugli obblighi di lavoro del personale del Comparto istruzione e Ricerca senza minimamente accennare alle connesse tutele contrattuali, ovvero alle necessarie risorse per garantire eventuali piani di recupero”.

“Aspettiamo – ha continuato la segretaria Snals – soprattutto di poter valutare le proposte che il Governo intenderà fare sui nuovi criteri di determinazione degli organici, anche nell’ottica della soluzione dell’annoso problema delle classi pollaio, di reclutamento veloce del personale, per la continuità didattica e la ripresa in sicurezza delle attività in presenza”.

Contrario si dice anche Marcello Pacifico, alla guida dell’Anief: “Premesso che per il personale scolastico si tratterebbe di prestazioni aggiuntive, volontarie e a pagamento, non riteniamo plausibile percorrere la strada dell’allungamento dell’anno scolastico. Certamente, sarebbe bene convocarci per spiegare la nostra posizione”, ha detto il sindacalista autonomo.

Gianelli (Anp): dipende dai contagi

Meno drastico si è detto, invece, Antonello Giannelli, a capo dell’associazione nazionale presidi “Sul calendario scolastico non c’è nulla di deciso, dipende da come andrà l’epidemia; c’è una grossa incognita sulle varianti, molto aggressive, oggi bisogna fare i conti con una realtà così complessa che stare a disquisire, a metà febbraio, se si andrà a scuola fino al 15 o al 30 giugno appare una forzatura”.

“In linea di principio – ha concluso Giannelli -, se ci fosse necessità di prolungare il calendario si può prendere in considerazione, ma di qui a parlarne ora ce ne passa, dobbiamo aspettare: tra gli esperti c’è chi parla anche della necessità di un nuovo lockdown nazionale”.