SCUOLA – Gli uffici Inail riconoscono l’infortunio da Covid ma non l’indennità da rischio biologico

Anche gli uffici dell’Inail non fanno più resistenze: il diritto dei lavoratori ad avere riconosciuto l’infortunio sul lavoro in occasione di lavoro o in itinere nei casi di contagio per coronavirus è ormai assodato. Dalle sezioni regionali dell’Istituto nazionale di previdenza giungono delle note esplicative piuttosto chiare: le ultime sono state prodotte dall’Inail Veneto e del Friuli Venezia Giulia. Inoltre, lo stesso istituto ha pubblicato delle FAQ sul tema ammettendo anche che “l’infezione da Covid-19 tutelabile può essere derivata anche da infortunio in itinere”. A tal proposito, oggi Orizzonte Scuola scrive che “nella scuola, luogo a rischio, e non meno rischioso di altri luoghi di lavoro, visto il fatto che l’INAIL riconosce l’esistenza dell’infortunio sul lavoro non ci sono ragioni che non possano determinare l’indennità di rischio biologico per il personale scolastico che in presenza svolge ed ha svolto la propria attività”. Ci si domanda, quindi, per quale motivo al personale scolastico non venga invece riconosciuta l’indennità di rischio biologico, come rivendicato dall’Anief dalla scorsa estate.

Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief: “Durante la pandemia da Covid-19 il personale della scuola ha confermato tutto il suo attaccamento agli alunni e alla professionale, si è continuamente esposto al rischio Covid-19, quindi a minacce per la salute derivanti da scambi ravvicinati di contatti con decine di individui, soprattutto alunni. Ecco perché sono diversi mesi che chiediamo con insistenza di assegnare un forfait di 10 euro al giorno a questi dipendenti che si sottopongono a rischi e stress notevoli, all’interno di istituti scolastici che nella metà dei casi sono stati costruiti prima del 1971, risultano quasi sempre privi di aeratori e di aria condizionata, spesso pure fatiscenti e in perenne ristrutturazione. Per operare in queste condizione, il minimo che si possa fare è riconoscere loro questa indennità, tra l’altro da collocare a stipendi letteralmente divorati dall’inflazione, tanto da essere ormai sotto di 9 mila euro rispetto alle media europea e legati a un contratto scaduto da 26 mesi”.