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La scuola pugliese sciopera contro la didattica mista. I sindacati a Emiliano: "Basta delegare la scelta alle famiglie"

Il 22 febbraio, durante la prima ora, presidi e professori incroceranno le braccia, contro le ordinanze regionali e l'ipotesi di lezioni fino al 30 giugno, mentre si chiedono tamponi e trasporti adeguati

La scuola pugliese incrocia le braccia. Lo farà il 22 febbraio, come annunciato dai sindacati, per un’ora. La prima, come hanno confermato durante una conferenza stampa le sigle Flc, Cgil, Uil e Cisl scuola, Snals, Gilda e Anief, nella quale è piombato il ricordo di Maria Lobefaro, la docente di Santeramo in Colle uccisa dal Covid a 44 anni. Una manifestazione simbolica, quella del 22,  contro le ordinanze della Regione che “delegano alle famiglie la scelta sulla didattica a distanza o in presenza”. Ma al centro delle critiche è la didattica mista, con classi divise, in parte in aula e in parte a casa, durante le lezioni spaccate tra spiegazioni frontali e connessione pc, oltre all'ipotesi di allungare fino alla fine di giugno l’anno scolastico.“Il presidente Michele Emiliano non può delegare alle famiglie scelte sulla salute pubblica – attacca Giovanni Verga, segretario regionale Uil scuola – i docenti sono stanchi di questa didattica mista, ma in questi giorni l’unica cosa che li si dice è: dovete andare a scuola fino a luglio senza neanche una pacca sulla spalla. Stiamo chiedendo presidi sanitari da un anno. Ieri è venuta a mancare una docente di 44 anni a Santeramo in colle. La Regione deve interrogarsi su questo. È ora – conclude - che si torni a parlare di programmazione e investimenti, con i tagli in otto anni la Puglia ha perso 350 scuole”.

Nel documento unitario, i sindacati denunciano le condizioni di precariato del corpo docenti e del personale Ata, chiedono investimenti nell’edilizia scolastica e nei trasporti, punto chiave per il ritorno in classe e per abbattere la curva dei contagi Covid. Lo hanno fatto con un’istanza inviata al governatore pugliese, all’Ufficio scolastico regionale e agli assessori alla Sanità, Pier Luigi Lopalco, e alle Politiche del lavoro, Sebastiano Leo. Ma anche con una lettera indirizzata al presidente del Consiglio incaricato, Mario Draghi, e a quelli di Camera e Senato.  La didattica mista crea un corto circuito logico metodologico, secondo i sindacati, “svaluta natura e dimensione educante dell’intera comunità scolastica e lede la dignità professionale di tutto il personale scolastico pugliese”. Nell’istanza rivolta alla Regione si attaccano le diverse ordinanze in materia perché “logorano  inutilmente – si legge -  il personale docente e compromettono la qualità degli apprendimenti, non considerano le oggettive difficoltà metodologiche che ampliano le diseguaglianze cognitive,  discriminano soprattutto gli studenti più fragili e abbassano notevolmente la qualità della  formazione e dell’istruzione per chi sta a scuola ma, soprattutto, per chi è in didattica da remoto, introducono nella scuola pugliese elementi di divisione e contrapposizione tra le componenti, scolastiche smantellando, nei fatti, quell’alleanza tra scuola e famiglia che nel contratto collettivo nazionale è riassunta nella definizione della scuola come espressione di una comunità educante”. Inoltre, questi metodi comporterebbero rischi per la salute degli studenti costretti a stare quotidianamente dalle 5 alle 6 ore davanti al pc.

A ciò si aggiungerebbe la mancata interlocuzione con il personale della scuola e i sindacati prima delle decisioni prese da parte della Regione che ,nel frattempo,non ha ancora organizzato in maniera organica tamponi e vaccini per il personale scolastico. “I professori non possono reggere questi ritmi – spiegano – e sarebbe ora di affrontare seriamente argomenti come il precariato, le stabilizzazioni e la questione delle classi sovraffollate, definite pollaio”.

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