In evidenza
Sezioni
Annunci
Quotidiani NEM
Comuni

In classe tutto giugno? «Così si mortifica l’impegno dei docenti con le lezioni online»

I presidi delle scuole superiori si dicono stizziti dall’idea di Draghi Alzata di scudi da parte dei sindacati: «Priorità ad altre riforme»

Paola Dall’Anese
2 minuti di lettura

l’intervento



È un coro di no anche un po’ stizziti, quello che si alza dai presidi delle scuole superiori e dai sindacati di categoria alla proposta avanzata dal professor Mario Draghi di allungare le lezioni fino a fine giugno per recuperare il tempo perduto a causa del Covid. La contestazione si basa su un punto preciso: «Anche se le lezioni in presenza sono state ridotte, abbiamo sopperito con la didattica a distanza che non è certo una passeggiata né per gli studenti né per i docenti».

i presidi

«Questa proposta del professor Draghi la vivo come un mancato riconoscimento di quello che è stato fatto finora, anche se magari non dovrei», dice Violetta Anesin, preside dei licei Renier di Mier. «Abbiamo lavorato sodo per garantire la dad, abbiamo modificato tutti gli orari e dire che è stato perso del tempo è penalizzante. Non abbiamo perso tempo, è un tempo diverso. La lezione è stata diversa da quella canonica, i ragazzi hanno imparato parecchio con modalità diverse». Storce un po’ il naso anche la dirigente dell’Iti Segato, Ilaria Chiarusi. «Io non ci troverei niente di strano concettualmente, ma siccome il personale della scuola è estremamente stressato, credo che sarebbe meglio prolungare l’attività nei laboratori piuttosto che quello delle lezioni. Eventualmente, si potrebbe pensare a qualche lezione di recupero per gli studenti più fragili».

«Le scuole sono tutte attivate per fare le lezioni da casa, forse questa idea del recupero sarebbe stato valido l’anno scorso», commenta la vice preside dell’istituto Catullo, Elisabetta Rizzo che aggiunge: «La dad non è riposante, anzi è ancora più impegnativa della lezione in presenza e non dà tanta soddisfazione». A livello organizzativo e burocratico l’idea non sarà semplice da realizzare, come evidenzia anche il dirigente del Catullo, Mauro De Lazzer. «Vedo una marea di ostacoli per realizzare quanto proposto dal professor Draghi a cominciare dal fatto che a molti docenti scadono i contratti all’inizio di giugno. E poi non dimentichiamo che è già difficile provare degli insegnanti che facciano i commissari agli esami di Stato, se li spostiamo a luglio la ricerca potrebbe diventare vana».

Anche per il preside dei licei Galilei-Tiziano, Andrea Pozzobon, l’idea non tiene conto del grande lavoro fatto in questi mesi da docenti e ragazzi. «Si potrebbe eventualmente pensare ad un allungamento, non eccessivamente lungo delle attività didattiche per dar modo ai ragazzi di aver qualche giorno in più di presenza. Va detto che finora si è fatta la dad, che è pur sempre didattica. Quindi i ragazzi non hanno perso giorni di scuola come qualcuno potrebbe pensare. Credo che il futuro premier, chiunque esso sia, dovrebbe pensare alla riforme fondamentali della scuola come il reclutamento del personale qualificato».

il sindacato

Anche dal sindacato arriva un secco no a questa proposta. «Dire che dobbiamo prolungare la scuola significa che quello fatto finora è stato uno scherzo», dice Lorella Benvegnù che guida la Cisl Scuola e non vuole neanche prendere in considerazione questa esternazione di Draghi. «Il senso non è quello di prolungare per tutti le lezioni, ma individuare le situazioni più critiche. Però la scuola lo fa già». Walter Guastella della Flc Cgil, «rigetta questa visione del docente che non ha fatto nulla. Anzi hanno garantito la continuità della didattica inventandosi una modalità di insegnamento a cui nessuno era preparato, per riuscire a rendere interessanti le lezioni per ragazzi che si trovano a vivere una situazione di difficoltà psicologica. Per carità», conclude, «tutto si può fare e poi conciliare il prolungamento di attività didattica con esami di Stato, licenza media, scrutini, le iscrizioni di università: se si allungano le lesioni tutto questo salterà. La vedo, quindi, complicata».

Infine anche Lucilla Rovetto dell’Anief nega ogni possibilità di dar seguito a questa proposta. « Diciamo un no inderogabile», dice perentoria. «Perché significa non riconoscere a livello ministeriale il lavoro fatto con la didattica a distanza. Noi non abbiamo fatto nessun giorno di assenza». —

© RIPRODUZIONE RISERVATA



I commenti dei lettori