Rivedere il calendario scolastico: le reazioni di sindacati, presidi e famiglie alla proposta di Draghi

Ben 26 settimane. A tanto ammonta il periodo di chiusura delle scuole italiane da settembre a oggi. Quasi un record, eppure la scuola non è mai stata ferma. La DaD è proseguita, seppur con tutti i suoi limiti, e tanti ragazzi, spesso supportati dalle loro famiglie, insieme ai docenti hanno continuato a lavorare anche se con fatica e tra non poche difficoltà. Ci si interroga quindi, in queste ore, se la proposta di Mario Draghi di allungare il calendario scolastico fino al 30 giugno per permettere agli studenti di recuperare il tempo scuola perso abbia davvero senso.

A rispondere un secco “No” all’ipotesi di rimodulazione del calendario scolastico sembrano essere per il momento alcuni sindacati.  Anief, Snals, Gilda e Uil Scuola lo scorso 9 febbraio hanno alzato un muro: con la didattica a distanza non si è perso tempo e l’attività di insegnamento è andata avanti.

Diverse perplessità sono state espresse anche dal presidente dell’ANP, l’Associazione Nazionale Presidi, Antonello Giannelli, a 24Mattino su Radio24: “Qualche giorno in più si può fare ma non credo risolvi il problema, mi sembra difficile andare oltre le due settimane in più che comunque non cambiano la vita”. 

E le famiglie? In un post su Facebook, Gigi De Palo, Presidente del Forum Famiglie, ha dichiarato: “Devo ammettere che quando ho letto sui giornali che ci sarebbe la proposta di prolungare la durata di questo anno scolastico, in un primo momento, sono stato entusiasta. Mi sono detto: ‘Finalmente un’uscita di buon senso. Finalmente qualcuno che ha chiare le priorità’. Ma poi, riflettendoci bene e parlandone con i miei figli sono tornato sulla mia posizione. Delle due l’una: o la Dad è stata inutile, e allora abbiamo preso in giro i nostri figli, oppure è stata comunque scuola e allora l’anno scolastico non deve subire variazioni. Non banalizziamo la fatica a distanza che hanno fatto i ragazzi, non umiliamo la loro attenzione dinanzi alla spiegazione di un prof attraverso la telecamera di un pc o la tensione per un’interrogazione online. Anche loro hanno lavorato, anzi, forse più degli anni scorsi. Che messaggio gli stiamo dando? A me è bastata vedere la faccia di mio figlio davanti a questa notizia per capire che le semplificazioni non aiutano. Lui, e come lui tanti altri studenti, nonostante le difficoltà ci ha messo e ci sta mettendo tanto impegno”.