“È questa l’idea geniale di Mario Draghi? Non l’aveva già detta la ministra Azzolina?”. Il giorno dopo la proposta del presidente del Consiglio incaricato di modificare il calendario scolastico allungando le lezioni in estate, emersa durante il secondo giro di consultazioni, sono i docenti i primi a ricordare la primogenitura dell’ipotesi ventilata dall’ex capo della Bce. Quando l’aveva detto la ministra M5s apriti cielo: immediatamente si erano schierati contro di lei la Lega di Matteo Salvini e tanti altri esponenti del centrodestra. Naturalmente avevano alzato le barricate anche le organizzazioni sindacali che pure in queste ore sono tornati a far sentire la loro voce. Ma se a ipotizzare un allungamento delle lezioni è Draghi, nessun partito si permette di sbuffare o di dire la sua. Lo stesso vale per l’ipotesi avanzata dal premier incaricato di usare i tamponi rapidi sugli studenti – di cui Azzolina aveva parlato a novembre scorso – e di vaccinare subito gli insegnanti. Cosa che in realtà è già ai nastri di partenza con l’arrivo delle prime dosi del siero prodotto da Astrazeneca.

Lezioni a giugno, Azzolina ne parlava due mesi fa – L’idea di tenere aperti gli istituti scolastici almeno fino a fine giugno è stata immaginata per la prima volta dalla ministra in carica il 6 dicembre scorso. “È una proposta che il ministero dell’Istruzione ha fatto alle Regioni in questi giorni”, disse Azzolina alla trasmissione L’Aria di domenica in onda su La7. “È possibile allungare il calendario se si sono perse delle lezioni. Si può pensare a giugno. Dobbiamo guardare alle strutture che abbiamo: ad agosto non si può fare scuola, a giugno sì”. Immediate le reazioni delle organizzazioni sindacali: “Non esiste. Sarebbe rinnegare il lavoro fatto a distanza. O si interrompono le lezioni in presenza o a distanza oppure ogni altra soluzione renderebbe vano il grande lavoro portato avanti da migliaia di insegnanti”, affermò il presidente nazionale Anief, Marcello Pacifico. Si tratta di “una proposta che offende la professionalità di tutti gli insegnanti impegnati ormai da mesi nella Didattica a distanza”, è stata la reazione di Rino Di Meglio, coordinatore della Gilda degli insegnanti. “Un’idea inopportuna quella della ministra“, per la segretaria della Cisl Scuola Maddalena Gissi. “Ci sono scuole dove l’attività non si è mai interrotta, anzi, ci sono scuole in cui si è sempre lavorato tra mille difficoltà”.

Quando la Lega diceva: “È sbagliato” – Tutte prese di posizione prevedibili, visti i rapporti tesi da sempre tra Azzolina e i sindacati. Ma a scaraventarsi contro la ministra era stata anche la Lega, che oggi invece abbraccia Draghi “senza porre condizioni”. Il 19 dicembre scorso, dalle pagine del Sole24Ore, il deputato leghista Rossano Sasso, membro della commissione cultura della Camera dei Deputati disse: “Proporre di allungare il calendario scolastico è sbagliato, per numerosi motivi. In classe non ci sono condizionatori, le temperature sono elevate già a fine maggio, le classi sarebbero invivibili. Si causerebbe un danno al settore turistico, già attivo a metà giugno, con le famiglie bloccate nelle città. Si procurerebbe un danno agli stessi studenti che dopo mesi chiusi in casa dovrebbero invece poter riprendere a vivere all’aperto, praticare attività sportive, ludico-ricreative”. I docenti – sottolineava Sasso – “a scuola ci vanno comunque, anche d’estate, per attività di programmazione fino al 30 giugno, e per esami fino a fine luglio. Quindi se proprio vogliamo prendere seriamente in considerazione una ipotesi del genere, prima dotiamo ogni Istituto di impianti di aerazione, sanificazione e condizionamento dell’aria, poi ragioniamo sulle ore di didattica a distanza, e solo dopo facciamo proposte simili”.

La ministra: “Servono ristori formativi” – Un anno dopo la Lega sembra essersi scordata di questi problemi. Chissà che ne pensa anche l’assessora regionale all’Istruzione della Regione Veneto Elena Donazzan, che a dicembre commentava così: “A questo punto però, mi piacerebbe che questo ministro dell’Istruzione e questo Governo la finissero di lanciare idee in modo così estemporaneo, creando solo confusione nelle famiglie e nel mondo della scuola. Le idee possono essere più o meno buone e condivisibili, ma la scuola ha bisogno di certezze e programmazione“. A onor del vero, nel corso del tempo la stessa ministra Azzolina ha cambiato idea. Un mese fa, intervenendo a Unomattina su Rai 1 ha spiegato: “Io non penso che si possa dire di recuperare d’estate, che cosa intendo dire: bisogna recuperare oggi. Uno degli errori più grandi che si fa è dire è più facile chiudere la scuola perché la scuola non ha bisogno di ristori. Se io chiudo un negozio, un negozio a fine serata sa bene cosa ha perso e questo è valutabile immediatamente. Con le scuole no. Allora sarò io adesso a chiedere i ristori, i ristori formativi perché io ho bisogno di fare immediatamente dei corsi di recupero per gli studenti che sono rimasti più indietro e che non solo gli studenti della scuola superiore, io ho anche bambini della scuola primaria che sono sì a scuola, ma ci sono territori in cui sono andati un po’ meno”.

I giornali allineati su Draghi – Ad accogliere in modo acritico la proposta di Draghi, come se fosse una novità assoluta, sono stati anche i principali quotidiani del Paese. Il Sole24Ore parla di “ricetta di Draghi”; per l’Avvenire è bastata questa ipotesi pronunciata durante le consultazioni per titolare “Draghi comincia dalla scuola”. Così il Domani che scrive “L’agenda di Draghi parte dalla scuola”. Nessuna obiezione o ragionamento sugli impegni che gli insegnanti hanno già tra giugno e luglio (gli esami di Stato), sul problema dell’edilizia scolastica e dei condizionatori. Sparita pure la questione del turismo e del danno agli studenti che hanno trascorso tutto l’anno in casa a fare didattica a distanza.

Tamponi e vaccini, perché non sono una novità – Ma non è tutto. Perché nel corso delle consultazioni il presidente del Consiglio incaricato ha avanzato anche altre proposte sulla scuola: da un lato vaccinare il prima possibile tutto il personale scolastico, dall’altro implementare i tamponi rapidi tra gli studenti. Per quanto riguarda la campagna di somministrazione, chi ora plaude a Draghi dimentica che gli insegnanti sono già tra le categorie considerate prioritarie dal governo. E proprio in queste ore sono state fatte le prime iniezioni, grazie all’arrivo di 249mila dosi prodotte da Astrazeneca che non possono essere date agli anziani. L’idea dei tamponi rapidi nelle classi, invece, risale a settembre 2020. “Se si scoprisse un bambino positivo al coronavirus, i test rapidi devono essere fatti nel modo più veloce possibile nelle Asl”, diceva Azzolina a Live-Non è la D’Urso quando ancora questo tipo di test diagnostico non era così diffuso. Un’ipotesi poi riproposta a novembre: “I test rapidi devono essere fatti nelle scuole perché tranquillizzano molto le famiglie, gli studenti e anche il nostro personale scolastico. Li chiediamo da tempo e so che il commissario Arcuri ne ha comprati in gran quantità e serve una buona organizzazione per farli anche nelle scuole”.

Articolo Precedente

In Italia chi nasce in una famiglia svantaggiata va male anche a scuola. E chi ha i genitori senza diploma lascia gli studi

next
Articolo Successivo

Concorso scuola, via libera del Cts alle ultime prove: confermato il calendario del ministero

next