giovedì, 25 Aprile, 2024
Società

Anief, vitali gli investimenti sul settore delle scuole dell’infanzia previsti dal Recovery plan

Secondo l’elaborazione dati del Ministero dell’istruzione curata da Tuttoscuola, nel 2013-14 nella scuola dell’infanzia statale erano iscritti 1.030.367 bambini; tre anni dopo si è scesi a 978 mila, nel 2018-19 a 918 mila e nell’anno in corso a 875 mila alunni. Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief, ha affermato che “100 mila iscrizioni in meno negli ultimi due anni è un chiaro segnale di come sia fallita la riforma della Buona scuola percorso 0-6 anni; è necessario puntare sulla proposta Anief, con anticipo dell’obbligo scolastico a 3 anni di vita, come chiesto nel Recovery plan sul diritto alla studio e come vuole l’Europa che punta a garantire il diritto all’istruzione nell’infanzia. È sempre più urgente allargare l’obbligo formativo, anticipandone l’avvio a tre anni di età, quindi in corrispondenza dell’avvio della scuola dell’infanzia, e portandolo poi fino alla conclusione della secondaria di secondo grado. Non attuare questo nuovo modello porterebbe, infatti, ad un continuo e progressivo allargamento della forbice tra le diverse fasce di popolazione, con quelle meno abbienti e di origini straniere sempre più indietro”.

“In questo quadro, diventano vitali gli investimenti sul settore delle scuole dell’infanzia previsti dal Recovery plan. Non dimentichiamo che un bambino che non frequenta i primi anni di scuola ha molte più possibilità di aver difficoltà formative e di andare incontro ad un abbandono precoce degli studi, passaggio quasi ormai scontato verso la collocazione tra i Neet di cui l’Italia possiede da tempo il poco invidiabile record europeo” conclude il segretario dell’Anief. La proposta di convogliare i fondi del Piano Next Generation EU è stata di recente presentata durante l’incontro recente tenuto dai sindacati di comparto e le Confederazioni rappresentative di Istruzione e Ricerca, tra cui Cisal e Anief, incentrato sul Piano nazionale di ripresa e resilienza e degli investimenti del Recovery Plan che la Commissione europea invierà all’Italia in primavera.

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