Tornano domani in classe gli studenti delle superiori della Puglia, Calabria, Basilicata, Sardegna, Veneto, Friuli Venezia Giulia, Campania: gli studenti potranno tornare a frequentare in presenza, pur rispettando una capienza ridotta al 50% alternandosi in classe, quindi alternando con la didattica a distanza. Considerando gli studenti già in classe di Toscana, Abruzzo, Valle d’Aosta, Piemonte, Emilia Romagna, Lombardia, Marche, Molise, Umbria, Lazio, Liguria, Bolzano e Trento, secondo Tuttoscuola, si ritroveranno in classe non meno di 7 milioni di alunni per effetto dell’ordinanza del ministro della Salute che ha portato in zona gialla 14 regioni, e in zona arancione 4 regioni (Puglia, Sardegna, Sicilia, Umbria e provincia di Bolzano), con nessuna zona rossa.

Come riportato oggi da Orizzonte Scuola, ogni regione ha organizzato il rientro del 1° febbraio con modalità logistiche, di sanità preventiva e scolastiche sulla base delle proprie esigenze. Molto dipenderà anche dalle singole scuole: “le decisione prese dagli organi collegiali, quindi da consigli di classe, collegi dei docenti e consigli d’istituto, hanno risentito in modo forte delle caratteristiche peculiari dei vari territori”, commenta Marcello Pacifico, presidente nazionale Anief.

“Le decisioni prese dai territori – commenta il leader del giovane sindacato – sono frutto degli incontri svolti dalle parti interessate con i prefetti e con le città metropolitane per i collegamenti, anche se soprattutto nelle città più grandi i mezzi pubblici rimangono inferiori alle esigenze. Si è cercato di provvedere con gli ingressi scaglionati, ma non sono facili da applicare: certamente si è ridotto il pericolo di assembramenti, ma di base se le vetture per viaggiare mancano, gli orari diversificati non le hanno fatte di certo moltiplicare. È bene, inoltre, che le decisioni prese siano concordate anche con i dirigenti scolastici e con le scuole: è un’esigenza fondamentale, che però sembra che non sia stata sempre rispettata. Sempre per cercare di tutelare l’attività didattica. Solo ieri sera, ad esempio, le scuole superiori della Sicilia sono state avvisate che la dad sarebbe continuata un’altra settimana”.
Oltre due milioni di studenti delle superiori domani si ritroveranno a fare lezione in classe. Gli unici a continuare con la dad al 100%, ricorda Tuttoscuola, saranno gli studenti delle scuole superiori della Sicilia (passata comunque in area arancione), i quali “dovranno attendere la settimana successiva per rientrare in presenza (al 50%), come previsto da un’ordinanza regionale. Conseguentemente per questa settimana nelle superiori ogni giorno dovrebbero esserci 1.272.342 studenti in presenza e 1.522.096 in DAD. Se non cambierà nulla, soltanto dalla settimana che inizierà il prossimo 8 febbraio torneranno in classe tutti gli 8,5 milioni di alunni, come era successo alla fine di settembre e solo per un paio di settimane, prima del blocco di inizio novembre. Rispetto alla scorsa settimana non saranno più in DAD continuativa circa 602mila ragazzi, di cui 98mila di scuola media e 504mila delle superiori”.

“A questo punto – dice Marcello Pacifico, leader dell’Anief – diventa indispensabile spendere al meglio i fondi che arriveranno alla scuola con il Recovery Fund: bisogna assolutamente garantire il diritto allo studio, recuperare i 12 mila plessi scolastici tagliati con il dimensionamento, ridurre il numero di alunni per classe, anche arrivando a sdoppiare le più numerose, incrementare in modo sensibile gli organici. Il rischio contagi, se si attuano queste disposizioni basilare, in questo modo potranno certamente ridursi”. Il sindacalista, comunque, cerca anche di responsabilizzare che vive nella scuola: “le regole d’igiene e di distanziamento vanno rispettate, gli studenti lo devono sempre ricordare”.

Il sindacalista, infine, si dice contrario alla proroga della fine dell’anno scolastico: “Abbiamo sottoscritto un contratto che regola e ufficializza la didattica a distanza: di certo, è una modalità che non può sostituire le lezioni svolte fisicamente in classe, ma è una modalità che sta funzionando meglio e che, attraverso la didattica digitale integrata, è ormai entrata a far parte del nostro modo di fare formazione”.