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Quotidiano di informazione – Anno 36 n° 136

Pa e Scuola: Boom di precari, l’Europa torna a chiedere spiegazioni scritte all’Italia

Posted by fidest press agency su martedì, 8 dicembre 2020

L’Unione europea ha inviato al Governo italiana una ulteriore lettera nella quale si danno due mesi di tempo per eliminare le discriminazioni ai danni dei precari nella pubblica amministrazione: si tratta di una vera e propria procedura di infrazione, già avviata nel luglio 2019 e poiché le spiegazioni fornite dal nostro esecutivo non sono state ritenute soddisfacenti, la Commissione Ue ha inviato una seconda missiva. C’è poi un precedente che deve fare riflettere: quello del 2014, quando la Corte di giustizia europea condannò l’Italia per l’abuso di precariato nella scuola. Una posizione che costrinse il Governo, l’anno successivo, a chiedere la stabilizzazione di 148 mila precari, poi ridotti a meno di 100 mila per mancanza di aspiranti collocati nelle graduatorie blindate riconosciute dal ministero dell’Istruzione, pure in presenza di un altissimo numero di candidati con titoli ed oltre i 36 mesi di servizio minimo. Sono i requisiti ritenuti più che sufficienti dalla stessa Unione europea per essere immessi nei ruoli dello Stato. Una circostanza che è alla base del record di precariato proprio nella scuola, dove quest’anno sono state assegnate circa 250 mila supplenze annuali, di cui oltre 70 mila su sostegno. Con grandissime difficoltà, peraltro, nel reperire i docenti, considerando che solo a Firenze sono ancora da nominare ben 448 insegnanti. Marcello Pacifico, presidente Anief: “Basta indugi, l’unica modalità è tornare ad assumere i precari della scuola con il doppio canale di reclutamento. Tra l’altro il Parlamento lo ha già fatto nel 2008 e nel 2012. Riapriamo le GaE e trasformiamo i concorsi da selettivi a canali di costruzione di graduatorie a scorrimento, da utilizzare ogni anno per assumere tutti i precari, anche a seguito di corsi abilitanti e sul sostegno aperti a tutti, pure a distanza. Se ci si ostina a rimanere fermi, stavolta l’Italia rischia molto, sia in termini di immagine che di risarcimenti, anche nei confronti degli stessi precari per i danni arrecati nei loro confronti”.

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