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L'intervista

Giovannini (ASviS): "Ci sono tanti nodi da sciogliere e all'Ue non bastano i progetti"

Enrico Giovannini, portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS)
Enrico Giovannini, portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) 
Intervista al portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile a proposito dei paletti che la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen ha usato per delimitare la spesa dei famosi 209 miliardi del piano NextGeneration Ue
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"La speranza è che il nostro Paese riesca a presentare un piano che concili ripresa economica con le transizioni ecologica e digitale che ci chiede l'Europa. Ma i nodi da sciogliere sono davvero tanti". Enrico Giovannini, portavoce dell'Alleanza italiana per lo sviluppo sostenibile (ASviS) conosce bene i paletti che la Commissione presieduta da Ursula von der Leyen ha usato per delimitare la spesa dei famosi 209 miliardi del piano NextGeneration Ue, da noi erroneamente ribattezzato Recovery Plan.


Professor Giovannini, quali sono questi nodi?
"Cominciamo dalle voci di spesa: dei 209 miliardi, circa 77 andranno investiti sulla transizione ecologica e 42 sulla transizione digitale. I restanti potranno essere destinati alla ripresa economica e alla lotta alle diseguaglianze. Non solo: la Commissione vuole che vengano messi a sistema anche i 70 miliardi di euro dei tradizionali Fondi strutturali che l'Europa eroga alle Regioni e persino i fondi nazionali. Poi ci sarebbero i fondi nazionali. Ecco, considerare tutti questi finanziamenti parte di un piano coerente è qualcosa che non si è mai fatto nel nostro Paese".

Mettere a sistema significa spendere secondo linee guida definite da Bruxelles?
"Sì, e questo è il secondo nodo. Alla Commissione non bastano i progetti, vuole anche conoscere quali riforme si faranno per accompagnare e rendere attuabili quei progetti. Non si può, per esempio, immaginare una transizione energetica dai combustibili fossili alle fonti rinnovabili, senza prevedere parallelamente una riforma del mercato dell'elettricità. Da noi sono tutti impegnati a capire come spendere i soldi, ma pochi hanno compreso che senza riforme quei soldi non arriveranno proprio. E comunque non verranno erogati tutti insieme, ma gradualmente in base allo stato di avanzamento dei diversi progetti".

E chi valuterà lo stato di avanzamento?
"Terzo nodo. Sarà necessario un monitoraggio strettissimo. E non solo su come si stanno spendendo i soldi, ma anche sugli effetti che quegli investimenti stanno producendo. Se, per esempio, nel riparare le falle di un acquedotto si producono perdite di acqua potabile in altri punti, non ci sarà stato un miglioramento reale della situazione e i fondi non verranno erogati. Ma chi organizzerà il monitoraggio e su quali criteri? L'ASviS propone che si usi come punto di riferimento l'Agenda 2030 delle Nazioni Unite, messa dall'Unione europea al centro delle proprie politiche".

Se i 209 miliardi dovessero infine arrivare, chi li spenderà?
"Arriveranno allo Stato italiano, ma molti degli ambiti di spesa sono di competenza delle Regioni. Regolare il flusso di denaro sarà un bel rompicapo".

In questa corsa a ostacoli dell'Italia verso il NextGeneration Eu, vede qualche segnale positivo?
"Nel nostro Paese ci sono eccellenze pubbliche e private nel campo della ricerca e dell'innovazione, che possono dare un contributo importante nella definizione dei progetti. Penso al Cnr o all'Istituto italiano di tecnologia. E mi risulta che il governo li stia coinvolgendo per dare una base scientifica al piano".

Quindi a Palazzo Chigi hanno chiaro che i temi dell'ambiente, del digitale della sostenibilità saranno cruciali perché il piano sia approvato da Bruxelles?
"Naturalmente è partito il classico assalto alla diligenza per avere una fetta di quei 209 miliardi. Ma si sta facendo strada la consapevolezza che tale assalto verrebbe comunque respinto dalla Commissione europea, che ha imposto linee guida rigidissime per finanziare i diversi progetti. Linee guida che sarebbe bene comunicare anche ai cittadini".

Quando ne capiremo di più?
"A inizio dicembre: il premier Conte ha promesso un aggiornamento sul piano italiano. Spero che almeno in quella occasione si apra un dibattito pubblico: non rimane molto tempo per discuterne, visto che il piano sembra sarà presentato a fine gennaio".