Sale ancora pesantemente il numero delle vittime Covid, oggi 623 contro le 580 di ieri. Numeri che riportano ai giorni bui di marzo e aprile. Eppure nel giorno in cui si supero il milione di contagi da inizio epidemia si intravede forse uno spiraglio di luce, perché a fronte di un numero di tamponi leggermente superiore a quelli di ieri, 225mila contro 217mila, la curva dei contagi inizia a flettersi, passando dai 35.098 nuovi casi di ieri ai 32.961 di oggi. E in un giorno, il mercoledì, solitamente di rialzi sostenuti. Sono però pur sempre 110 i ricoveri in più nelle terapie intensive, che arrivano così a 3.081, mentre nei reparti di medicina oggi ci sono 811 letti occupati in più.

Scendono da 10.995 a 8.180 i casi in Lombardia, mentre in Piemonte passano da 3.659 a 2953.

Pesante il bilancio delle vittime nel bollettino Covid di oggi in Veneto: sono 46 i morti in più rispetto a ieri, per un totale di 2.680 decessi dall'inizio dell'epidemia. Tornano a salire, anche i nuovi positivi, 3.082 contro i 2.763 di ieri.
Sono 9 i decessi per Covid nelle ultime 24 ore in Alto Adige I laboratori dell'Azienda sanitaria hanno effettuato 2.658 tamponi e registrati 386 nuovi casi positivi contro i 375 di ieri.

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In Friuli Venezia Giulia sono stati rilevati 572 nuovi contagi da Covid-19, a fronte di 6.171 tamponi eseguiti. Ieri i contagi erano 482, mentre oggi sono 13 i decessi registrati.

Scendono da 1.172 a 1.102 i contagi in Liguria. «Dai dati che mi arrivano dal territorio in queste ultime giornate direi che in Liguria l'indice Rt sta addirittura scendendo e scendendo sensibilmente, come la pressione sui pronto soccorso per fortuna», prova a gettare acqua sul fuoco il Presidente della Regione Liguria Giovanni Toti.

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In Toscana nelle ultime 24 ore si sono registrati altri 53 decessi - 29 uomini e 24 donne, età media 81,8 anni, appena uno in meno rispetto ai pazienti morti nell'ultima rilevazione che ha rappresentato un record per la regione. E risale l'andamento dei contagi: registrati 2.507 in più - età media 48 anni - a fronte dei 2.223 di ieri, con una crescita del 3,7%. Ci sono stati poi altri 50 ricoveri: in totale sono 1.874 i pazienti Covid in ospedale di cui 246 in terapia intensiva (4 in più).

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In calo i contagi nel Lazio ma con 2.767 tamponi in meno. Oggi si contano comunque 2.479, 129 in meno di ieri, mentre le vittime sono 38.
Salgono invece ancora da 2.716 a 3.156 i nuovi contagi in Campania. L'unità di crisi della Regione rende noto che «nella settimana del 2-8 novembre la percentuale di occupazione dei posti di terapia intensiva su scala regionale è del 27%». «L'indicatore di occupazione dei posti letto di terapia intensiva - si spiega- è dato dal rapporto tra il tasso giornaliero di pazienti Covid ricoverati nel giorno indice sul numero di posti letto totali di terapia intensiva attivi nel giorno indice moltiplicato per 100».

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In Puglia, dove oggi sono stati analizzati 7.913 test per l'infezione da Covid-19 e sono stati registrati 1.332 casi positivi contro i 1.245 di ieri. Ma si contano anche 27 vittime.

Gli ospedali sono intanto senpre più in affanno. Il 52% dei ricoveri nei reparti di area medica degli ospedali riguarda pazienti Covid, quindi ben oltre la soglia definita `critica´ del 40%. A superare questo valore sono 11 regioni, dicono i dati dell'Agenzia per i servizi sanitari regionali (Agenas) aggiornati a ieri, 10 novembre, da cui emerge anche che i posti di terapia intensiva occupati da pazienti Covid toccano il 37% a livello nazionale, 7 punti oltre la soglia critica del 30%, superata, anche in questo caso, da 11 regioni.

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Gli ospedali «sono ormai vicini al collasso, per carenza di personale e mancanza di posti letto a fronte dell'abnorme afflusso di malati per la rapida e vertiginosa diffusione dell'infezione da Covid. Non vanno dati messaggi che sminuiscono la situazione». È l'allarme lanciato, in una lettera aperta, dai medici internisti, geriatri e infermieri di Medicina interna. La situazione ospedaliera, affermano, «è drammatica. E’ corretto e logico -proseguono le Società Scientifiche degli internisti, FADOI e SIMI, dei geriatri, SIGG e SIGOT, e  l’associazione degli infermieri di Medicina interna, ANÌMO- monitorare la crescente saturazione dei posti letto nelle terapie intensive,  ma in tante Regioni i tassi di occupazione dei reparti di Area medica sono  ormai superiori al 100% ,  considerando anche la presenza  dei malati non COVID, che continuiamo ad assistere,  ma le cui possibilità di accesso agli ospedali si stanno riducendo.

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Gli psichiatri nel frattempo spiegano che l’Italia divisa in fasce rischia di dare un altro colpo alla tenuta psichica degli italiani già provati dalla pandemia. Dall'Italia dei `balconi´ a quella del `campanili´, aumenterebbe infatti il rischio di ansia e depressione. A dirlo sono gli esperti della Società Italiana di Psichiatria (SIP), secondo cui atteggiamenti di rancore e rivalità tra cittadini di Regioni appartenenti a fasce di rischio diverse, ritenute discriminatorie, possono accentuare comportamenti psicopatologici con derive psichiche complottistiche e peggiorare sintomi ansioso-depressivi, soprattutto tra le categorie dei lavoratori più colpiti dalle misure restrittive, come ad esempio, negozianti, ristoratori e tassisti.

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«Con l'entrata in vigore del nuovo DPCM e la recente suddivisione dell'Italia in tre fasce di rischio, gli italiani sembrano divisi tra sentimento e risentimento. La maggior parte ha accolto l'ultimo decreto sentendosi più sollevata dall'adozione di misure restrittive proporzionate alla situazione epidemiologica regionale e in grado di arginare questa valanga di contagi - afferma Massimo di Giannantonio, presidente SIP -. Ma c'è anche chi di fronte alle diverse fasce di rischio sta reagendo con un senso di rivalsa e ostilità misto a rabbia e intolleranza verso misure ritenute discriminatorie. Questo atteggiamento affonda le sue radici non soltanto in contrapposizioni politiche ma anche in antichi campanilismi che aggiungono soltanto ulteriori emozioni negative sulla popolazione già provata con un aumento del rischio di ansia e depressione».

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