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Coronavirus. Fp Cgil Medici Veneto: “Gravi conseguenze sulla salute mentale, ma il sistema non è pronto per affrontarli”

di Endrius Salvalaggio

Uno studio della Società Italiana di Psichiatria stima che l’emergenza coronavirus provocherà, in Italia, 300.000 pazienti in più rispetto ai 900.000 già in carico ai dipartimenti di salute mentale. E non sarà semplice perché, denuncia la Fp Cgil Medici, “già prima dello scoppio dell’epidemia l’assistenza psichiatrica era scarsamente adeguata rispetto ai bisogni della popolazione”. Per il sindacato è prioritario “rilanciare i servizi e la loro diffusione territoriale”

03 GIU - Il periodo di lockdown appena trascorso ha sottoposto molte persone ad un livello di stress psicologico importante, in particolar modo le più fragili o quelle che già soffrivano di disturbi psicologici. Tiberio Monari responsabile salute mentale della Fp Cgil Medici e Dirigenti Sanitari Veneto sostiene che la depressione, in meno di 10 anni, diverrà la maggior causa di disabilità a livello mondiale e che l'emergenza coronavirus ha amplificato e amplificherà  questa già grave condizione. Uno studio della Società Italiana di Psichiatria, ricorda il sindacalista, stima che l’emergenza sanitaria in Italia provocherà altri 300.000 pazienti in più rispetto ai 900.000 già in carico ai dipartimenti di salute mentale. L’OMS individua gli interventi nella salute mentale tra gli obiettivi essenziali in una strategia di contrasto ai danni dell’epidemia COVID.

Ma affrontare questa difficile e aggravata realtà non è semplice. “Prima dello scoppio dell’epidemia - spiega Monari - l’assistenza psichiatrica era scarsamente adeguata rispetto ai bisogni della popolazione. C’erano diverse carenze come ad esempio nei processi di valorizzazione del territorio e nella presa in carico rispetto all’effettiva integrazione socio sanitaria e mancava personale in tutta l’area a tutela della salute mentale. Oggi giorno nel nostro campo dobbiamo fare i conti con un’assistenza psicologica e psichiatrica che è aumentata solo se si pensa che, fra i cocci della c.d. fase uno, troviamo persone che hanno perso almeno un loro caro o che si trovano in difficoltà economiche causa della perdita del lavoro”.

In questa fase di ripartenza pertanto, resta importante, la riorganizzazione delle attività ospedaliere, ma altrettanto fondamentale sono lo sviluppo di politiche e azioni legate alla tutela della salute mentale, come sostiene Ivan Bernini segretario generale Fp Cgil Veneto. “In relazione alla riapertura di gran parte delle attività socio-sanitarie, riteniamo sia prioritario ed urgente affrontare il tema dell’investimento straordinario sul personale che si occupa di salute mentale: mancano medici, psicologi, assistenti sociali, infermieri, educatori e operatori socio sanitari. Dobbiamo in questa fase rilanciare i servizi e la loro diffusione territoriale per famiglie”.

“Probabilmente - dice Monari - ci troviamo di fronte a situazioni che in tempi ordinari rappresentavamo già come problemi reali; ora se non vogliamo farci trovare impreparati, è necessario agire subito, rilanciare la discussione con il Governo Nazionale e Regionale   per dare la  priorità agli investimenti straordinari in  questo ambito, come il problema ancora rimasto irrisolto e che tanto si sente parlare del numero delle borse di studio delle specializzazioni che non coprono ancora oggi il turn over  di tante specialità fra cui quella della psichiatria. Per troppi anni la salute mentale è stata la “cenerentola” degli interventi in materia di salute. Oggi non c’è più tempo. O si investe e si considera centrale la tutela della salute mentale alla pari di altre attività o rischieremo seriamente di trovarci di fronte a fenomeni che nessuno sarà più in grado di gestire”.
 
Endrius Salvalaggio

03 giugno 2020
© Riproduzione riservata

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